Ho fatto un sogno

Vasco aveva fatto questo sogno in cui c'è un regime totalitario dove tutti devono per forza essere felici.
Tanto felici da portarsi dietro una mascherina “del sorriso”.
Tanto felici che ti conviene prendere le pillole di Felicitina altrimenti viene la Milizia del Sorriso e ti porta via lei.
In cui i libri e la musica (eccetto quella di regime) sono banditi.

Data la brillante idea Vasco decide di farci una canzone e la intitola “Ho fatto un sogno”. Poi ritiene che sia confacente il video animato.
Infine, ha probabilmente pensato che sogni così non tornano più (à la Domenico Modugno) e quindi ha deciso di farci anche il fumetto.
Già, il fumetto.
Ora, il fumetto Ho visto un sogno può essere affontato in due modi.
Nel primo, magari perché aficionados del Blasco, potete seguire le gesta del vostro idolo su carta, sentirvi la canzone, gustarvi il video (tutto sommato non male) e quindi aggiungere l'ultimo tassello, il fumetto. Vi risulterà magari chiarificatore del video e, chissà, forse lo apprezzerete.

Nel secondo modo dovete prendere il fumetto e leggerlo. Ecco, preso a se stante, questo fumetto ha ben poco da dire.
Poco nella trama, sbrigativa e per questo per niente coinvolgente, poco nell'idea (se Barbara Roganti e Francesco Merini accettano il consiglio: volete leggervi di futuri distopici? Va sempre bene V For Vendetta, e senza scomodare i grossi calibri lo stesso La Neve se ne frega, del collega Luciano Ligabue, in confronto sembra un capolavoro), poco nella realizzazione grafica dove Rosanna Mezzanotte e Luca Genovese optano per uno stile che rispecchi quello del video ma che, su carta, risulta spesso approssimativo.
E quindi, si può essere contenti (forse) della scelta di Vasco di buttarsi nell'onda “Graphic Novel”, del fatto che il fumetto venga considerato da Vasco stesso equiparabile alla musica quale “cultura popolare”, del nutrito apparato redazionale e dell'edizione curata, ma per il fumetto nudo e crudo siamo davvero ai minimi sindacali.