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L’Avventurosa Storia del Fumetto Italiano

L’Avventurosa Storia del Fumetto ItalianoQuesta volta non è un fumetto, è un libro sui fumetti ed è più dura; non è facile infatti un’analisi ed una critica, su pagine di analisi e critica.
Ci si è provato e ne è valsa la pena.


L’Avventurosa Storia del Fumetto Italiano è opera di Renato Genovese; chi è dell’ambiente lo conoscerà di certo come un punto di riferimento del fumetto italiano, ma è giusto ricordare a tutti che questo giornalista ha lavorato per testate storiche come Comic Art, Orient Express, ha curato monografie di grandi artisti del fumetto nostrano e prodotto svariati saggi; oltre che a collaborare poi con Sergio Bonelli è l’anima storica di Lucca Comics e dal 2000 direttore della manifestazione.

Risulta vera l’onesta anticipazione di Genovese: questo volume è fazioso, ingiusto e parziale, perché legato alla sensibilità e alla passione dello scrittore, che magari trascura o dimentica personaggi ed autori, ma aggiungiamo noi è una dimostrazione affettuosa e sincera di un affetto smisurato per la Nona Arte e per ciò che rappresenta nel nostro Paese.
Il volume ripercorre le tappe storiche dei balloon italiani a partire da Il Corriere dei Piccoli, il giornale che accese in Genovese la scintilla di passione verso i comics, passando per  Pecos Bill, ValentinaTex, Diabolik. I più grandi sono in realtà tutti raccontati e citati: Giorgio Rebuffi, Gianluigi Bonelli e suo figlio Sergio Bonelli, Romano Scarpa, Dino Battaglia, Sergio Toppi, Moreno Burattini, Giorgio Cavazzano, Alfredo Castelli… È impossibile ed inutile citarli  tutti ed totale la comprensione e la solidarietà a Genovese per l’impossibilità di potere comprendere in quest’opera finita, per umana natura, ogni firma del fumetto italiano.

I capitoli sono organizzati intelligentemente in due parti a seconda del periodo; la prima è dedicata alla storia, al saggio, all’analisi, alla critica, sempre spassosa, sempre intelligentemente ed eruditamente legata al costume, agli eventi dell’epoca, alla seconda grande passione dell’autore: la musica. La seconda parte, che si potrebbe definire “monografica”, è un estratto di citazioni e racconti dei protagonisti in argomento con il capitolo.
Si perdonano e comprendono in questa mole di notizie poche sviste come l’ambientazione di Don Camillo nella bassa parmense (in realtà reggiana) o l’Inquisizione abolita (o meglio ridefinita) nel 1965 da Paolo VI e non da Paolo IV (1476 – 1559).
Le chicche sono invece numerose, come quella relativa all’ultima avventura di Flash Gordon pubblicata in Italia, scritta niente meno che da Federico Fellini, oppure i retroscena di unìItalia falsamente pudica ma ottusa e vigliacca nei mitici anni ’60, al nascere della rivoluzione beat e dei noir all’italiana, o ancora la curiosità sul primo Salone Internazionale dei Comics che si tenne a Bordighera nel 1965 e che solo l’anno dopo si sarebbe trasferito a Lucca, per diventare la fiera del fumetto più importante d’Italia e d’Europa, insieme ad Angoulême; splendida per finire la serie di tavole a fondo libro firmata dal gota fumettistico del nostro Paese.

Il libro è godibile, colto, ironico, divertente, una fotografia dell’Italia di quest’ultimo mezzo secolo attraverso il filtro delle nuvole parlanti; un susseguirsi  di istantanee e di definizioni che riescono a catturare l’epoca o il momento, come queste righe esemplari:
"Eh sì, perché il mondo del fumetto è un mondo di critici estratti a scelta tra: seri professionisti che, però, fanno altre professioni per vivere, fan sfegatati votati alla morte, studiosi competenti, forse troppo, pseudo-giornalisti dagli interessi monotematici e spesso – caso pressoché unico – autori di fumetti essi stessi".

Ci sono anche pagine intense, come lo struggente e allo stesso tempo lucido e distaccato ritratto che ci regala di Andrea Pazienza, capace da solo di spingerci a leggere e conoscere l’artista, a ricercarlo per ammirare il suo estro unico.
Una sete smodata di vita, un impulso irrefrenabile a consumarla tutta in una volta e non a piccoli sorsi, scrive Genovese, una paradossale voglia di vita, autodistruttiva, che ci ha privati troppo presto di un genio assoluto. Una sorte dolorosa quella di Paz e così vicina ad un altro grandissimo del fumetto italiano e contemporaneo come Stefano Tamburini, ricorda ancora Genovese. 
Non manca ovviamente un tributo a Hugo Pratt, cui è dedicato il penultimo capitolo, un ricordo ma soprattutto un’incondizionata dichiarazione d’amore a questo maestro assoluto dell’Arte Sequenziale.
Il libro si chiude con un’analisi sullo stato del fumetto italiano e sul suo futuro, un argomento indubbiamente interessante, un capitolo da leggere ed integrare (per i lettori di Cus e non) con il punto fatto quest’anno a Mantova, quest’ultima quasi un’ideale prosecuzione.
Nel libro come a Mantova si è focalizzata l’attenzione sui diversi concorrenti del fumetto come prodotto di intrattenimento per i giovani, e Genovese produce una tesi obbiettiva e condivisibile, non condivisibile a nostro avviso invece quanto l’affermazione di assenza di genialità nel panorama attuale, citando magari esempi assoluti come Pazienza, soprattutto per il fatto che è proprio della genialità essere preziosamente sporadica e poco diffusa.


Francesco Borgoglio

Dati del volume

  • Voto della redazione: 1
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