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Bakuman 1-2

In Giappone, per chi vuole diventare autore di fumetti è tutto rose e fiori. Non è vero, ma è quello che il nuovo lavoro di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata sembra volerci dire. O forse è soltanto un modo come un altro per iniziare a raccontare un percorso che non può essere così poco accidentato.

Il duo di Death Note non può non saperlo, ed è per questo che Bakuman 1-2 appare fin troppo irreale. Due ragazzi decidono di fare i mangaka, e subito si aprono loro nuove porte e si presentano  prospettive allettanti anche sul fronte amoroso. Troppo facile, troppo rose e fiori. Ma è un lusso che in fondo Ohba e Obata possono anche permettersi.

Con queste premesse non dovrebbe esserci alcuna tensione narrativa, invece Bakuman trascina il lettore dall’inizio alla fine. I due autori raccontano come si fanno i fumetti, di conseguenza li devono pure saper fare. A loro bastano pochi espedienti per far funzionare un fumetto che altrimenti rischierebbe di rimanere un prodotto di nicchia, una bibbia illustrata per tutti gli otaku, ma anche una noia autoreferenziale per i meno nerd.

Perché con Bakuman la passione per il fumetto la devi avere dentro, e se non ce l’hai ci pensa lui a fartela venire. Basta che da adesso in poi, per i due protagonisti, arrivino le prime difficoltà.
Per fortuna nel secondo numero è già così.
Altrimenti ci saremmo ritrovati tutti quanti a voler fare i mangaka.


Simone Celli

Dati del volume

  • Voto della redazione: 1
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