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Il Killer

Il KillerCon Il Killer – Primo Ciclo, Rizzoli raccoglie i primi tre volumi di Le Tueur realizzati da Matz e Luc Jacamon per Casterman. Facciamo così la conoscenza del killer, protagonista dall’identità imprecisata, predatore la cui vita è in perpetua oscillazione tra attesa e azione. Matz e Jacamon lo introducono gradualmente nella narrazione, intervallando ai tempi morti dell’attesa e ai suoi momenti riempitivi, i ricordi, le sensazioni e i pensieri dell’assassino prezzolato. Un uomo con un’etica professionale ben precisa, totalmente disinteressato alle motivazioni, che inizia per caso e prosegue per profitto.
Un primo volume che spazia dalla Francia al Sud America, dalle piste da sci alle spiagge, dai piccoli villaggi venezuelani alle grandi metropoli statunitensi, grazie anche e soprattutto al lavoro visivo di Jacamon, a metà tra il sintetico e l’analitico.
Il killer è un personaggio che sembra vivere di vita propria, con un proprio concetto di giustizia e di morale che, soprattutto nella prima parte ("L’errore") funziona come sguardo sull’attualità francese e mondiale. La visione del mondo che scaturisce dal lavoro di Matz e Jacamon è quella di un luogo in cui la barbarie non è mai scomparsa, ma ha cambiato faccia, dove chiunque quotidianamente uccide qualcuno, direttamente o, molto più frequentemente, indirettamente, accettando (quando, appunto, non favorendo) la sofferenza del prossimo. Ne scaturisce un’interessante considerazione sul rapporto tra vita e morte e, quindi, sul lavoro dell’assassino che, in qualche modo, si trova a rivestire il ruolo di ordinatore del caos sociale. Matz gioca così con la contraddizione insita nel ruolo del personaggio e non è quindi un caso che, durante la sua trasferta venezuelana, viaggi con la memoria a figure come Simon Bolivar e Lope de Aguirre, figure chiave della storia sudamericana che in ugual maniera incarnano questa contraddizione.

Una narrazione che si srotola principalmente attraverso il flusso dei pensieri del protagonista e il susseguirsi delle sue azioni, più che attraverso sequenze dialogate, permette al lettore di comprendere la solitudine intrinseca di un personaggio che sembra avere maggiore confidenza con le proprie vittime che con i vivi.
Il lavoro dei due autori risulta appropriato ed elegante sia nel ritrarre la pesantezza dei momenti di attesa e la serenità dei momenti di calma, così come nel rendere la foga delle sequenze più concitate o tese.
Dalle atmosfere più cupe e artificialmente illuminate delle metropoli alle spiagge dal sole accecante, la parte grafica non perde mai colpi rispetto alla narrazione, variando sia nella ripartizione della tavola – con ampio uso di dettagli, carrellate e zoomate, in una concezione fortemente cinematografica dello sviluppo narrativo – sia nella scelta dei filtri cromatici a seconda della sequenza, fino a raggiungere momenti in cui la stilizzazione del tratto si armonizza con l’ingrandimento della figura (e, talvolta, con dettagli e zoomate), accentuandone all’ennesima potenza il carico emotivo o introspettivo.

Peccato per il ridimensionamento delle tavole (da 19x26 a 17x24) che assieme alla scelta del giallo per la copertina– un vero pugno in un occhio – sembra essere la sola nota dolente del volume. Poco elegante la scelta dell’inglese per la traduzione del titolo, che se da un lato risulta congeniale per la sua predominanza nei diversi media, dall’altra non può che far pensare all’adattamento cinematografico cui sta lavorando David Fincher e, di rimando, ad una scelta puramente di mercato.


Alfredo Goffredi

Dati del volume

  • Voto della redazione: 1
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