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Memorie di mondi notturni

Sogni come matrioske, universi paralleli da esplorare e dove incontrare gente. E non proprio gente qualunque. Nel viaggio surreale di Dario Honnorat e Graziano Staino ci si addormenta e si incontrano cantanti in borghese. Artisti che non vengono mai menzionati, ma il loro anonimato viene tradito dai volti disegnati e dalla copertina, dove si leggono i nomi di Manuel Agnelli, Morgan, Simone Cristicchi, Irene Grandi, Piero Pelù e tanti altri. Coprotagonisti consapevoli di un sogno che fa da crocevia per paure e fantasie.

Il cicerone è nero e oblungo. È un’ombra che non ricorda chi fosse prima di addormentarsi, prima di incrociare la propria fase rem con quella di quattordici stelle della musica italiana, più o meno popolari. Vaga impotente attraverso il loro inconscio notturno, alla ricerca di sé e di un modo per risvegliarsi. Il sogno è la gabbia da cui vorrebbe evadere. Ma l’ombra non la racconta tutta, e certi incontri sono meno casuali di quanto la sceneggiatura non lasci intendere. Perché la musica è il filo conduttore di tutto questo esplorare al limite del non sense. E la morale in chiusura assottiglia il confine tra il detto e il non detto.

Memorie di mondi notturni è onirico dalla prima all’ultima pagina, e perdercisi dentro non è poi così difficile. Le tavole di Staino hanno un certo impatto. Un bianco e nero d’atmosfera ma narrativamente grezzo, in cui i fondali risaltano ma lo storytelling non ingrana. Honnorat usa una scrittura ampollosa, mirando lontano ma senza arrivarci. Durante il suo viaggio irreale hanno tutti il vizio di parlare troppo. Mai visti sogni così logorroici, in un continuum in cui lo spazio non ha limiti né punti di snodo. A volte il fumetto ha anche bisogno di lunghi silenzi, un lusso che lo scrittore è fin troppo restio a concedere.


Simone Celli
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