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Richard Stark’s Parker – Il Cacciatore

Richard Stark’s Parker – Il CacciatoreNel 1962 Donald E. Westlake, uno dei maestri del noir americano nonché scrittore dalla dozzina di pseudonimi, crea, sotto lo pseudonimo Richard Stark il personaggio di Parker.
Quarantasei anni dopo Darwyn Cooke, fumettista pulp noto per il suo DC: The New Frontier oltre che per essere considerato l’erede di Will Eisner, decide di tradurre a fumetti le imprese di Parker e lo fa a partire dal libro che gli ha dato origine, “The Hunter”, mantenendo per questo un certo riguardo.

Parker è un ladro esperto, il tipo da un colpo all’anno calcolato fino al minimo dettaglio, che cerca vendetta per un colpo di dieci mesi prima la cui conclusione non è stata esattamente quella che si aspettava. Tradito, derubato e quasi ucciso, Parker imbocca così il sentiero della vendetta, mettendosi a caccia delle persone che lo hanno incastrato.
La narrazione prende avvio ad aventi già iniziati, con una prima sequenza decisamente cinematografica dal sapore hichcockiano, che ci presenta il protagonista lasciandolo agire per una decina di pagine prima di mostrarcelo in volto, spossato (scopriremo in seguito il perché) e nervoso, riflesso in uno specchio. Segue così la sua risalita verso l’alto – narrata con uno stile di cui Cooke ha dato prova nel suo Spirit – intrecciandosi con il flashback del fatidico colpo che ne ha causato la caduta, in cui testo e immagine si limitano ad affiancarsi, senza fondersi l’un l’altro.

La New York degli anni Sessanta rivive nei disegni (il cui stile ricorda molto quello del fumetto dell’epoca), nei dialoghi e nella narrazione dell’autore, che si diverte a giocare con tutti gli stilemi del noir, sia a livello di caratterizzazioni psicologiche (per quanto queste siano già date a partire dai romanzi di Stark) sia a livello di definizione degli ambienti e delle atmosfere.
La scelta monocromatica, poi, che affianca al bianco e nero l’uso di un unico colore, solo alcune volte declinato in sfumature più chiare o più scure, conferisce alla storia la giusta patina retrò e hardboiled.
Il punto di forza resta il protagonista, Parker, che Cooke rende perfettamente nel suo spessore di totale coerente con se stesso e le proprie intenzioni, nemmeno minimamente scalfite dalla più lieve delle accondiscendenze; un personaggio scostante e tutto d’un pezzo, un duro, che non si muove esattamente dalla parte giusta senza per questo risultare malvagio; forse, al massimo, un po’ fastidioso.

Il risultato del lavoro di Darwyn Cooke è una storia avvincente, dai ritmi calibrati, in grado di coinvolgere, che già nella conclusione pone le premesse per il nuovo libro, su cui l’autore sta già lavorando.


Alfredo Goffredi
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