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100 anni di Fumetto italiano: Tex

100 anni di Fumetto italiano: Tex - Western all'italianaIl 17° volume dei 100 Anni di Fumetto Italiano, dedicato a Tex Willer, ha l’onore di presentarci la prima ristampa della celebre Oklahoma! di Giancarlo Berardi e Guglielmo Letteri.
Un albo che evoca particolari suggestioni. Tex, figlio di Gianluigi Bonelli e Aurelio Galeppini, è il capostipite moderno del fumetto popolare italiano, Berardi (insieme ad Ivo Milazzo) è invece il papà di Ken Parker, l’evoluzione più matura di quello stesso genere. Così quanto Tex è classico ed iconico (ma mai vecchio), Ken è moderno e anticonformista e Oklahoma! è la piena fusione di quei due mondi: in un'unica storia abbiamo due concezioni diverse che si incontrano e si confrontano e Berardi si cimenta in una storia di Tex con un impianto narrativo tipico di Ken Parker. La forma corale da grande romanzo, i tanti personaggi tratteggiati con precisione e naturalezza, la sensibilità verso determinate tematiche (integrazione, razzismo, giustizia sociale), l’utilizzo di una vicenda storica reale, rimandano a caratteristiche delle migliori storie del personaggio che lo ha reso celebre.
 
Oklahoma! si basa, dunque, su un evento storico realmente accaduto: la corsa alle terre della regione da parte dei cittadini americani. Un episodio che è un lampante esempio di una società in continua crescita ed evoluzione (o involuzione, in alcuni casi). Una corsa senza esclusione di colpi in cui a vincere erano i più forti e in palio spesso c’era il destino di un’intera famiglia. Ovviamente, c’era anche tanto arrivismo, tutte situazioni che il fumetto sottolinea in maniera efficace e attenta. Attraverso la famiglia Payton, il cui padre viene ucciso in un agguato, viviamo questa immensa avventura in cui il perfido Cummings tenta di accaparrarsi particolari lotti di terra utilizzando mezzi illegali e scorretti. Tex e il suo fido pard Carson assisteranno la famiglia fino alla assegnazione dei lotti e all’immancabile resa dei conti finale con il cattivo di turno. Come consuetudine di Berardi, la storia è un pretesto per narrare altro. Un ritratto credibile e attento sul periodo storico in cui i tanti personaggi in scena danno vita ad un affresco umano davvero ben riuscito. I loro destini sono racchiusi in un racconto che si sviluppa con leggerezza attraverso numerose sottotrame che si aggregano tutte in una storia più grande, come gli affluenti di un unico grande fiume.
 
Ma se i mondi di Ken e Tex confluiscono in questa avventura grazie alla penna di un comune autore, sono i piccoli particolari a ricordarci che siamo in due “universi narrativi” differenti. Partiamo dai personaggi. Tex non è Ken: Aquila della Notte è l’eroe per eccellenza, sicuro di sé; non ha un attimo di esitazione e non sbaglia un colpo. Tex non si fa colpire di sorpresa e ha sempre la battuta pronta. Tra l’altro, la comicità è un elemento che accomuna Berardi, Tex e Ken Parker. L’umorismo di Tex è quello classico, quasi da gradasso in alcune situazioni, specie con i nemici. Ken ha un profilo più basso, nonostante il suo grande carattere e coraggio. D’altronde anche i modi e le abitudini sono diversi. L’idealismo, però, è identico: d’altronde Tex è stato uno dei primi a schierarsi con gli indiani e a difenderne i diritti.
La comicità, però, è presente anche in alcune situazioni, sequenze lievi e ironiche che in Ken Parker sono frequentissime: durante un combattimento Tex con una pala stordisce il suo avversario e, una volta tramortito, lo fa cadere spingendolo con un solo dito. Una sequenza che, insieme ad altre, ha in sé quell’umorismo sottile tipico della serie.
Numerosi, poi, i siparietti comici con il suo pard Carson. La sua presenza ci permette di fare un altro distinguo: Ken non ha pards, nonostante nei primi numeri della serie ci fosse una figura simile, ma non è un solitario. Nelle sue avventure, infatti, abbiamo sempre una spalla che lo aiuta, un vecchietto, una bambina o addirittura un cane.
 
Bisogna, poi, soffermarsi anche su alcune scelte stilistiche di Berardi (quest’ultime imposte o meno). Su Ken Parker, infatti, l’autore adotta, coadiuvato da Milazzo, uno stile cinematografico eliminando le didascalie e i pensieri dei personaggi.
Qui, però, questi elementi ritornano. Frequentissime sono le didascalie di tipo temporale o quelle a carattere esplicativo ed è evidente il loro utilizzo, quasi in eccesso, in alcune sequenze.

Dal punto di vista grafico assistiamo al certosino lavoro di un disegnatore classico di Tex: le tavole di Letteri rasentano la perfezione, il suo tratto sottile e particolareggiato è il giusto incontro fra classicità e modernità richiesto per una storia del genere. Se la classicità di Letteri si nota soprattutto nel tratteggio dei volti, la sua grande modernità e dinamicità è ben rappresentata nelle scene d’azione. Indubbiamente, un albo disegnato da Milazzo avrebbe reso ancora più eccezionale quest’evento, ma di certo il lavoro dell’autore romano non può passare in secondo piano.
Forse i più romantici avrebbero sognato, per l’occasione, un incontro fra Tex e Ken, ma al momento il loro unico team-up è idealmente rappresentato da questa storia che ha come punto di unione un Berardi in grande forma.

Chiude il volume una breve sequenza di Kit Carson Cavaliere del West di Rino Albertarelli, capostipite degli eroi western italiani. Nonostante i loro 73 anni, la potenza narrativa di queste tavole è eccezionale. La tavola 3, con l’eroe che salta il dirupo, è da antologia.
L’edizione del volume è ottima, anche se i redazionali accennano al lettore il minimo indispensabile ma questo non incide, di certo, sull’acquisto di un albo consigliato a tutti.


Gennaro Costanzo
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