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Hyperkinetic

HyperkineticAll’inizio dell’anno l’editrice milanese ReNoir ha dato alle stampe un interessante albo pubblicato negli States da Image Comics. Miniserie in quattro albi, qui interamente raccolti, Hyperkinetic è un piatto a base di Cowboy Bebop e Tank Girl servito in salsa Buena Vista.

Alicia, Shirley, Milla e Katiya sono quattro giovani cacciatrici di taglie interplanetarie, con una particolare predisposizione per abiti e accessori di moda, oltre che per i grossi fucili; al loro fianco troviamo Tejigi, robot saccente e logorroico, i cui aneddoti altro non sono che perle tratte dalla più nota cinematografia fantascientifica. A bordo della Hyperkinetic il quintetto è alle costole di Renpy, bizzarro criminale dalle fattezze canine e violacee, in un inseguimento che condurrà le ragazze su un pianeta in cui è l’opinione pubblica a controllare la giustizia.

Una trama semplice ma avvincente, piuttosto curata sotto l’aspetto di organizzazione tavola, nella cui gestione Howard Shum dimostra una buona padronanza del linguaggio fumettistico, ma debole per quanto riguarda i dialoghi e alcuni buchi narrativi. Frizzante e frenetico, concitato e fortemente ironico, il volume deve una buona fetta della propria qualità all’ottimo lavoro di Matteo Scalera, giovane autore italiano dalle grandi potenzialità, che sfoggia su queste pagine uno stile molto cartoonesco, pregevole nel conferire alla storia l’accelerazione necessaria perché la narrazione prenda il volo. Essenziale e stilizzato nelle forme, Scalera dimostra una cura particolare per la mimica facciale dei personaggi, così da rendere realmente comiche alcune situazioni, per esplodere al momento dell’azione, rendendo con grande dinamismo la tensione superficiale degli scontri.
Buono è anche il lavoro dell’altro giovane autore italiano impegnato in questo progetto, il colorista Oscar Celestini, il cui uso del colore digitale è in sintonia con lo stile di Scalera, dimostrando di saper creare un migliore sincretismo con questo fanta-pulp-punk rispetto a quanto fatto in altri opere precedenti.

Hyperkinetic ha tutto quello che una storia di fantascienza dovrebbe avere, a partire da astronavi e robottoni. Azione, corruzione, creature mostruose, animali abnormi, brucaliffi, sistemi planetari, architetture futuribili, grandi fucili, eroine fascinose, civiltà corrotte e perverse. Il pregio di Shum, in questo senso, è di aver saputo realizzare una storia che, nonostante le problematiche indicate sopra, vide di un ritmo perennemente tirato. Di sicuro la prima lettura si rivelerà piacevole, ma se riaprirete il volume sarà tutto merito della sua componente grafica.
Buona è anche la gestione delle tavole, che viene incontro ad una narrazione perennemente on the run attraverso l’uso di vignette dal taglio trasversale, che accentuano il dinamismo delle scene d’azione; o, ancora, lunghe vignette verticali o la frammentazione in vignette di una splash page, che accentuano la percezione di simultaneità delle azioni e si avvicinano ad un montaggio di tipo filmico frenetico, tipico di molti blockbuster.
 
In conclusione, Hyperkinetic è un ottimo modo di passare un po’ di tempo, anche se non sarà mai un capolavoro del fumetto a causa di alcune carenze sul piano narrativo. Certo, la storia è buona e tiene dentro il lettore fino alla fine, ma non è niente più che una storia ben raccontata: quello che si rimpiange è l’assenza di un filtro e di un reale approfondimento dei personaggi, infilati in una storia aperta sia nel finale che nell’incipit, di cui non ci è dato sapere altro se non quello che leggiamo nell’immediato.


Alfredo Goffredi
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