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Dark Reign 0A

Dark Reign 0A  Due uomini, due grandi ritorni sulla ribalta del Marvel Universe, il passato e il presente, in parole povere: Nick Fury e Norman Osborn. A questi due personaggi chiave del mondo creato da Stan Lee sono dedicate le copertine dello speciale Dark Reign 0A, uscito in doppia edizione.
Nella normale, Daniel Acuna pone l'ex direttore dello S.H.I.E.L.D. in primo piano, l'unico ad essere colorato, mentre sullo sfondo si possono riconoscere vari eroi lasciati ad un semplice chiaroscuro. Nick Fury sembra essere un vecchio generale a capo di una stregua resistenza pronti a morire per i propri ideali, e forse è un'anticipazione del ruolo che ricoprirà nel nuovo status quo.
Nell'edizione variant, troviamo l'uomo del momento, o meglio il suo storico alter ego, il Green Goblin. La copertina di Bryan Hitch ci mostra un Goblin con un sorriso beffardo, intento a cavalcare il suo aliante, quasi a mostrare la natura folle dell'uomo più potente di Terra 616, un po' lasciato da parte da quando non appare più con il costume del folletto verde.

L'unica differenza tra gli albi è tutta nella copertina, l'interno è identico, entrambe le versioni hanno dunque quattro storie di preludio a quello che sarà il regno oscuro.
Nella prima, firmata da Brian Micheal Bendis (storia) e Alex Maleev (disegni), l'attenzione è posta su Norman Osborn e sul suo gruppo di “nuovi amici” apparso in Secret Invasion #8. L'incontro tra le varie figure ricalca un po' il primo degli Illuminati, dove a fare la voce grossa questa volta non è Stark, ma il suo erede Osborn, desideroso di scendere a patti con i maggiori criminali in circolazione piuttosto che combatterli.
La storia è scorrevole, tipica dello stile di Bendis che preferisce far parlare i disegni e limitarsi ai dialoghi essenziali, i protagonisti sono ben caratterizzati, salvo un Hood apparso poco autoritario e a tratti  timoroso. I disegni di Maleev hanno alti e bassi, sicuramente il punto peggiore è Namor, il Sub Mariner ricorda infatti più un annoiato uomo di mezza che il fiero principe di Atlantide. Sul lato opposto, il Dottor Destino mantiene il suo fascino e la sua arroganza grazie anche alla caratterizzazione dell'armatura e degli occhi.

Il secondo episodio di questo albo si incentra su due personaggi tornati dall'aldilà, Occhio di Falco (ricomparso sulla scena dopo House of M) e la sua compagna Mimo (tornata dopo Secret Invasion). I due sono divisi dall'entusiasmo di lui, dovuto al ritrovamento della moglie scomparsa e alla fine dell'invasione, e le paure e le incertezze di lei, tornata in un mondo che non riconosce, e del quale ha paura.
La storia di Jim McCann è un assaggio della difficoltà di comunicazione tra i due, una lettura semplice grazie anche ai buoni disegni di David Lòpez, il colpo di scena finale poi è quasi scontato in un albo del genere.

Nella terzo racconto Greg Pak e Leonardo Manco ci portano fuori dallo spazio terrestre, dove orbita un satellite adibito a nuova base per War Machine. Incaricato da Iron Man durante l'invasione skrull di proteggere il pianeta, Jim Rohdes non tradisce l'amico e, giustificando una volta di più il suo nome di battaglia, si trasforma in una vera e propria macchina da guerra, pronto a “vegliare” sul pianeta.

L'albo si chiude con Nick Fury, disegnato ottimamente dal “nostro” Stefano Caselli, il quale sente il richiamo alle armi ed è pronto insieme alla sua nuova squadra a rispondere.
La narrazione di Bendis e Jonathan Hickman si muove su due piani temporali: il passato, dove Steve Rogers incoraggia i commandos di Fury per una missione che sembra impossibile, e il presente, dove l'ex direttore dello S.H.I.E.L.D. ricorda il primo Capitan America e dopo aver fatto visita alla sua tomba raccoglie l'eredità di protettore di un sogno americano ormai sempre più sbiadito.


Marco Orlando
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