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Willard the Witch

Willard the Witch - I Giganti dell’Avventura 76Approda in volume l’ultimo lavoro dell’autore pugliese Pino Rinaldi, dopo un passaggio su Lanciostory tra il 2001 (i primi 6 capitoli, allora pubblicati col titolo “Wizzie la strega”) e lo scorso anno.

Willard è un giovane uomo, di professione disegnatore di fumetti (di scarso successo), separato da una moglie in carriera e con una figlioletta deliziosa che, pur nei limiti delle disponibilità economiche, cerca di assecondare nei suoi desideri di bambina.
Wanda Darkness è l’ultima di una stirpe di streghe bianche che, per un equivoco abbastanza divertente nella sua semplicità, trasferisce a Willard le sue facoltà magiche.
Da qui il nostro rimane coinvolto in tre macro-situazioni, i tre story-arc che compongono il volume in questione. Lui è assolutamente ignaro della portata dei suoi poteri e questa sua inadeguatezza viene supportata da uno stuolo di “voci” contrastanti che lo guidano nelle sue azioni.

Molto dettagliati i disegni, com’è costume di questo bravo artista di ispirazione nordamericana e che per quel mercato ha lavorato con un certo successo: non c’è praticamente una vignetta senza uno sfondo che esalti  la scena presentata, costruzione delle tavole personale e mai banale, caratterizzazione grafica dei personaggi ben definita.
Ma qui, anche se non è poco, finiscono purtroppo le buone notizie. La verbosità del testo e in particolare nei dialoghi mina a nostro parere la leggibilità del tutto, rendendosi complice di una sceneggiatura affatto convincente in più punti.
Rinaldi ha sicuramente delle buone intuizioni, ma probabilmente gli manca il mestiere e l’aiuto di una figura più esperta nella costruzione delle storie gli gioverebbe il compito. Allo stato attuale le storie da lui sceneggiate risultano generalmente ampollose e poco scorrevoli.

Da segnalare che in questo volume vengono citate altre due serie dell’autore in questione, legate sempre al mondo da lui costruito: Agenzia X e La saga di Twee-Wan-Poor.
Qualche svarione tipografico penalizza questo numero, ma nel complesso l’allestimento editoriale è di fattura sufficiente.


Giovanni La Mantia
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