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Cyborg 009 1-3

Cyborg 009 1-3Dopo essersi ritagliato uno spazio nel cuore dei lettori italiani negli anni '80, grazie alle serie tv andate in onda su svariati canali regionali, ritorna il primo gruppo di supereroi giapponesi nella sua versione a fumetti edita in eleganti volumi  da J-Pop, che mette anche a disposizione un cofanetto per raccogliere le uscite a tre a tre.

La storia vede un’organizzazione di guerrafondai rapire nove persone da nove Paesi diversi del mondo e modificarne i corpi per trasformarli in letali macchine di morte.
Ma i nove cyborg, una volta presa coscienza dei propri poteri, decidono di tradire i Black Ghost e cominciano una guerra clandestina per salvare il mondo.

Una frase fatta che ricorre spesso quando si parla di vecchi classici a fumetti è “siamo davanti ad un classico immortale”.
Quello che dobbiamo subito dire su Cyborg 009 è che invece, in questo caso, gli anni pesano.
La vecchiaia, ma anche la serializzazione “schizofrenica” della serie passata in svariate riviste nel corso degli anni, si fanno sentire.
Quello che manca completamente nei primi tre volumi è una crescita da una storia all’altra. La natura episodica è il punto debole di una serie di racconti “chiusi” che non portano  ad alcun sviluppo, anche a causa di una struttura ripetitiva che fa somigliare tra di loro tutte le storie raccontate.
Esempio paradossale è una storia del terzo volume fatta tutta di sequenze riciclate degli episodi passati.
Ed è un peccato che non si riescano a sviluppare gli immortali temi di fondo, come la follia della guerra, il conflitto interiore tra umano e inumano, la possibilità di abbattere le differenze puntando su quello che ci rende uguali.

I disegni seguono la scuola di Osamu Tezuka, reintrepretandola in maniera personale.
I tratti sono essenziali, spesso caricaturali. I volti dei personaggi esprimono sentimenti e stati d’animo in maniera spesso esagerata ma assolutamente azzeccata.
Nei primi episodi il tratto è ancora acerbo, e spesso tradisce insicurezza, ad esempio cambiando capelli e taglio degli occhi ai personaggi di tavola in tavola, ma andando avanti si nota un graduale miglioramento.

L’edizione J-Pop è pregevole nel formato e nella stampa, anche se restano dei dubbi sulla traduzione di alcune sequenze, in cui i personaggi parlano con un lessico più adatto alla lingua scritta che a quella parlata.

E’ innegabile il valore storico del manga che abbiamo tra le mani, ma visti i punti deboli elencati, il consiglio di recuperarlo è per ora riservato agli appassionati dei manga classici, nell’attesa di scoprire se i volumi seguenti vedranno un miglioramento generale del prodotto.


Gianluca Reina
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