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Conan 10

Conan 10Prende una pausa, a questo numero, la lettura del principe Wazir sulle gesta di Conan. L’adattamento di Kurt Busiek dell’opera di Robert E. Howard viene sospeso e allo sceneggiatore di Boston si sostituisce il romanziere texano (come Howard) Joe R. Lansdale.

Lansdale fa così un salto dal mojo dei romanzi di Hap e Leonard al fanta-mojo in cui decide di calare le gesta del Cimmero più famoso del mondo. Al suo fianco troviamo Timothy Truman, autore completo cui si deve, tra le altre cose, il rilancio di Jonah Hex assieme a Lansdale, la creazione di Grimjack assieme allo sceneggiatore John Ostrander e, non ultimo, la sceneggiatura delle avventure del Cimmero a partire dal 2006.

"Il Canto dei morti" muove dal salvataggio di Alvazar, con una sequenza dal respiro assolutamente pulp che, già dalle prime pagine, pone buona parte delle premesse dell’intera narrazione: atmosfere desertiche e scontri efferati che spingono al limite la lotta per la sopravvivenza. Altro elemento fondamentale, già individuabile dalle prime otto pagine, è il registro fortemente ironico che regola i dialoghi tra Conan e Alvazar, dalle frecciate reciproche allo humour nero fino alle battute spinte. Questi scambi di battute creano un ottimo ritmo per la narrazione, che porterà i due alla ricerca di artefatti magici (la Radice del Demonio, l’anello del re dei non morti, il libro della setta senza nome e la mano di Husbas, il mago Stygiano, unico cui è data la possibilità di toccare il libro) in grado di evocare gli Antichi, divinità demoniache dal background lovecraftiano.

La narrazione prosegue in modo abbastanza lineare, discostandosi solo in casi sporadici dal cammino di Conan, di cui Lansdale ci regala una versione più spaccona e sardonica che mai. Il ritmo è sempre molto sostenuto, sia nei momenti concitati della battaglia sia in quelli più misteriosi della ricerca, mentre ad un valido livello di inventiva contenutistica si affianca un uso del linguaggio fumettistico che, pur non avendo niente di innovativo, è buono e consapevole

Fantasy e pulp, horror e ironia si fondono in una narrazione di gran qualità, emergendo, in alcuni momenti, gli uni sugli altri, come le sequenze prettamente fantasy che seguono i piani di Husbas, o altre in cui Lansdale (e Truman) si rifanno alla lezione dei grandi fumetti horror degli anni Sessanta, come lo scontro con i demoni del deserto o le pur brevi sequenze con i vermi della terra.

L’impianto grafico ricorda, ovviamente adattato al linguaggi dei comic book, quello dei grandi illustratori fantasy degli anni Sessanta-Ottanta, Frazetta in primis, e del resto Truman vanta tra le proprie esperienze una collaborazione in veste di illustratore per TSR, l’etichetta che diede i natali a diversi giochi di ruolo e wargame, primo tra tutti Dungeons & Dragons, da cui sembrano sbucare i costumi degli abitanti del deserto, i maghi, i demoni del deserto, i non-morti. Il lavoro di Truman si esprime al meglio nelle grandi dimensioni (prova ne è lo sketchbook presente a fine volume), con una buona per quanto riguarda l’espressività dei volti, spesso castrata dalle chine quando la figura ritratta è di dimensioni troppo contenute.

"Il Canto dei morti" è una storia assolutamente piacevole da leggere e da rileggere, dotata del pregio di apportare nuovi elementi alla storia di Conan, pur riuscendo ad intrecciarsi con quanto scritto dal suo creatore.


Alfredo Goffredi
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