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Wasteland 1

AWasteland 1rriva anche in Italia la serie fanta-olocaustica Wasteland, proposta da ReNoir Comics in un formato più compatto ed agile rispetto ai  normali volumi brossurati, con l’apprezzabile conseguenza di un prezzo di copertina molto accessibile in rapporto alla foliazione.
Nel corso di 160 pagine, disegnate in un fulminante bianco e nero, leggiamo di un mondo in rovina dopo che un immane cataclisma ha distrutto la civiltà. La razza umana è sopravvissuta, ma senza tecnologia è tornata alle sue radici vivendo in tribù lontane dalle rovine delle antiche città, dimora di mutanti e cannibali.

La storia si apre con Michael, un vagabondo del deserto, il cui destino si lega a quello degli abitanti di Provvidence, un isolato villaggio lungo il suo cammino. Attaccati da un’orda di mutanti, per lui e gli altri inizierà un esodo verso la città industrializzata di Newbegin, attraverso terre desolate ed ostili. Man mano che la storia procede si dipana anche il mistero di Michael, dotato di strane capacità e inconsapevole sia del tempo passato a vagabondare sia della sua stessa età. Le sue origini potrebbero essere collegate a quelle di Abi, sceriffo e guaritrice di Provvidence, con un futuro che potrebbe portarli alla terra leggendaria di A-Ree-Yass-l oppure condurli ad un destino di schiavitù a Newbegin, comunità sotto il giogo del folle leader religioso Marcus.

Wasteland è un western post-apocalittico lucido ed asciutto, i cui elementi narrativi sono usati e miscelati tra loro con molta parsimonia ed equilibrio. La narrazione, nonostante un tema ed un genere di gran moda (vedi The Walking Dead), non è affatto scontata e si dipana attraverso un intreccio corale composto da tre storie parallele (quella di Michael, quella di Abi ed i suoi compagni, quella di Newbegin) i cui epicentri collimano tra loro fino a fondersi progressivamente in un unico corpus narrativo, raccontato da diverse angolazioni.
Lo sceneggiatore Anthony Johnston è bravo nel delineare un’atmosfera di decadenza sociale e desolazione, illustrando in maniera spigolosa e progressiva i personaggi attraverso eventi e dialoghi. Questi ultimi, però, sono estremamente basilari, ridotti quasi all’osso, e finiscono per dare un ritratto bozzettistico e convenzionale dei vari carachters (il solitario introverso ma generoso, la coraggiosa idealista, il vecchio saggio e via dicendo).

Il disegnatore Christopher Mitten crea tavole spesso suggestive nella messa in scena di personaggi ed ambientazioni, delineandole con un tratto estremo e sintetico che ricorda quello di Frank Miller in lavori come Ronin o Sin City. Purtroppo i personaggi non risultano tutti immediatamente riconoscibili in sequenze corali o quando cambia la prospettiva di narrazione.

Wasteland, nonostante una prosa che sa catturare l’attenzione del lettore, unita ad una rilevante oculatezza nel gestire argomenti fantascientifici post-olocaustici (nei quali si inserisce a sorpresa anche una riflessione sulle tensioni religiose tra gli uomini), non riesce comunque ad andare oltre una lettura veloce e superficiale. Si tratta di un buon fumetto d’intrattenimento, ma nulla che lasci un solco nella memoria del lettore dopo aver chiuso il volume, anche se una certa curiosità per la trama rimasta sospesa spingerà forse il pubblico a proseguire la lettura della serie.



Paolo Pugliese
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