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Batman: Barcellona

Batman: BarcellonaNon solo marketing. A volte, far sembrare che certe iniziative non siano soltanto il frutto di strategie commerciali è una vera e propria sfida. Una scommessa che Batman: Barcellona è riuscita a vincere, facendo venir quasi voglia di un “Batman: Roma”. Planeta e DC Comics permettendo.

La storia è terribilmente lineare, ed era quasi scontato che la trasferta in terra spagnola del Cavaliere Oscuro partisse da un espediente piuttosto misero, ma per fortuna non forzato. Non troppo, perlomeno. Killer Croc evade dal carcere di Arkham, e si dirige a Barcellona perché convinto di essere la reincarnazione del drago di San Giorgio. Comincia così una caccia al mostro che, in fin dei conti, a Mark Waid serve più che altro per omaggiare luoghi e tradizioni della terra madre della Planeta.

Ma la vera forza di queste quarantotto pagine sono i disegni. Fuori una cover di Jim Lee, dentro le tavole di Diego Olmos. Due stili, due livelli, ma assolutamente nessun rimpianto. Lo spagnolo è padrone dei personaggi, ed è bravissimo a raccontare per immagini. Sia nelle fasi più statiche sia in quelle d’azione, Olmos sa far entrare il lettore nella scena.

Batman: Barcellona è un evento speciale accolto con un formato speciale (un cartonato over-size) e da una certa abbondanza di contenuti extra.
E nel mezzo c’è pure un balloon in spagnolo. Che sia un refuso o meno, non è dato saperlo. Ma per una volta, visto il contesto, nessuno si lamenterà.


Simone Celli
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