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JLA Presenta: Aztek

JLA Presenta: AztekQuando nasce un supereroe, quando arriva un nuovo protagonista nel mondo dei comics, non si può che esserne rallegrati.
Aztek The Ultimate Man, “l’Uomo Definitivo”, vede la luce nel 1996.
Gli autori sono due scozzesi di enorme talento e dal futuro radioso: Grant Morrison, allora già affermato e conosciuto, ed un certo Mark Millar. I disegni sono affidati al talentuoso afroamericano N. Steve Harris, capace di tavole con spiccata  personalità e stile, eppure scomparso inspiegabilmente nel nulla, travolto dalla sfortuna editoriale che si abbatté sulla serie.
Aztek è infatti un successo di critica, ma non di vendite. La testata viene chiusa dopo sole dieci uscite mensili.

Cosa non ha funzionato e come si può giudicare oggi questo fumetto?
Fin dalle prime pagine si respira un’aria di disincanto e rottura con il modello classico del supereroe, l’influenza di Watchmen è palpabile nella sceneggiatura, nei dialoghi e nei protagonisti. Le storie sono comunque originali, dure, graffianti, ben congeniate, anche se sembrano soffrire di autodeterminazione. I due autori non si dispensano dall’utilizzo di nomi eccellenti tra supereroi e supercriminali dell’Universo DC. L’intenzione comprensibile è quella di inserirvi al meglio il nuovo personaggio  ma agli occhi del lettore sembra più una ricerca di sostanza e peso per comprimari altrimenti  poco incisivi.  
L’insieme degli episodi prodotti è senz’altro pregevole ma la serie non ha convinto il pubblico di allora e lascia dubbi anche oggi.
Fermandosi a riflettere appare evidente che  alcuni di quelli che dovevano esserne i punti di forza si sono rivelati elementi di debolezza.

Aztek è l’apice della perfezione umana, creato per salvare la Terra, alla maniera dei robot giapponesi che sfuriarono negli anni ’70 e di cui ne ricorda anche le fattezze. Non ha dunque ricevuto doni o acquisito poteri casualmente, né è un alieno proveniente da un altro mondo. Una misteriosa organizzazione, la “Società Q”, ha addestrato da tempi remoti esseri umani particolarmente dotati ad utilizzare un potentissimo elmo, dono della divinità Quetzalcoatl, “il Serpente Piumato”, per fronteggiare nel giorno dell’Apocalisse il ritorno del distruttore, la sua nemesi Tezcatlipoca,  “il Signore dello specchio fumante”.
Il protagonista quindi è un nuovo supereroe in cui tecnologia e mito si fondono; l’elmo infatti è in grado di fornirgli non solo la capacità di volo ma anche un’armatura molto sofistica ed avveniristica.
Per l’occasione viene creata una nuova città immaginaria, Vanity City, ancora più violenta e tetra di Gotham.

Tutto appare molto seducente, ma scema quando si passa alla sceneggiatura.
Seguendo il parallelismo con gli anime d’acciaio del Sol Levante, un cardine di curiosità ed interesse era la scelta di dedicare i primi numeri alla realizzazione del progetto, alla preparazione del campione ad affrontare i nemici, infiammando l’attesa di vederlo finalmente all’opera. Una formula vincente, in questo caso ignorata se si esclude la ricerca di un appellativo adeguato al protagonista che viene poi coniato dal quotidiano di Vanity.
Il soggetto inoltre ha un nome indefinito, “Uno”, e soprattutto non ha un'identità segreta; “l’altra metà del cielo” di un comics supereroistico è intenzionalmente eliminata. Vi sono le interessanti prospettive di una costruzione in progress di questa identità, maldestramente sviluppate.
Vanity City, il luogo dell'annunciata apocalisse, rimane sempre in sordina, come un ovattato rumore di fondo, una città terribile ed oscura solo nelle didascalie ma mai veramente tale nelle vignette.
Ma ciò che viene a mancare è soprattutto lo spessore dei personaggi di contorno. Tra i comprimari risultano anche felici intuizioni ma mai nulla più che comparse, cosicché, inevitabilmente, emergono Batman, ma soprattutto Joker e Luthor, utilizzati ad onor del vero in modo sapiente.

Il fumetto merita di essere letto per l’idea moderna di supereroe, degna d’altronde di Morrison e Millar, ma purtroppo solo abbozzata. Forse sarebbe stato sufficiente ancora un po' di quel tempo che la DC non ha voluto concedere ai due autori.
Aztek è un personaggio molto interessante, con enormi potenzialità narrative e meriterebbe un approfondimento ed un recupero, magari da parte dello stesso Morrison, che lo inserì comunque nella  sua JLA, o da fuoriclasse del momento, come Geoff Johns.


Francesco Borgoglio
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