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Io non sono Lily

Io non sono Lily Grace, diciotto anni. Una vita davanti (anzi due) e una indietro. È il giorno della maggiore età quando le capita l’incontro più inaspettato. Quello con una bambina di sei anni, una ragazza di ventinove e una vecchietta di settanta. Nulla di strano, se non si trattasse di tre versioni della stessa persona. Della stessa Grace.

Nasce così un quartetto strano, surreale. Un quadrato fatto di angoli uguali ma in fondo diversi tra loro, e che insieme iniziano un viaggio inconsapevole al limite dello psicanalitico durante il quale la Grace del presente affronta traumi del passato, ma anche rimpianti e delusioni del futuro.

Io non sono Lily è un’avventura umana e anacronistica che nasce da una bellissima idea, ma alla fine sembra che manchi qualcosa. E non perché i conti non tornino, ma perché sul finale si corre un po’ troppo, e perché certi confini non sono netti quanto potrebbero. A un certo punto, Derek Kirk Kim procede un po’ per simbologie, per situazioni un po’ pretestuose. Anche se questo non basta a scalfire lo spirito di un fumetto che altro non è se non un inno a una vita felice e serena.

Pur toccando tematiche serie, lo stile di Jesse Hamm si mantiene sobrio. Più che adatto per una vicenda che in fondo ha tutto il sapore di una parabola adolescenziale. Di un viaggio verso la leggerezza dello spirito, alla ricerca di nuovo ossigeno.


Simone Celli
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