Menu

Inu Yasha 67

Inu Yasha 67Si conclude dopo ben 67 numeri (il corrispettivo dei 56 tankobon giapponesi) l'edizione italiana di Inu Yasha, il manga più longevo della "Regina dei Manga" Rumiko Takahashi che in patria è stato serializzato settimanalmente per ben dodici anni. Questa lunghezza si è fatta sentire durante la lettura e da molti è ritenuta eccessiva, specialmente per le situazioni abbastanza ripetitive e i combattimenti fin troppo simili tra loro. La parte centrale della serie è stata infatti percepita dalla maggior parte dei lettori come un inutile "allungare il brodo", e solo negli ultimi numeri la Takahashi ha ripreso in mano la trama, intraprendendo il cammino verso la conclusione.

I protagonisti sono ormai giunti alle battute conclusive del loro combattimento contro il crudele Naraku, ma i problemi non si esauriranno a scontro terminato: Kaname si ritrova infatti trasportata nuovamente nel suo mondo, impossibilitata a tornare nel Giappone feudale e riunirsi all'amato Inu Yasha. Anche il mezzo spettro non riesce in alcun modo a riaprire il pozzo che collega i due mondi, inoltre, pur se privata dell'oscurità che l'affliggeva, la sfera degli Shikon sembra rivestire ancora un ruolo importante nella vicenda...

Nonostante l'eccessiva lunghezza del manga, Rumiko Takahashi riesce a confezionare un finale abbastanza soddisfacente, che a sorpresa continua anche dopo lo scontro col cattivone di turno, rilanciando con alcuni episodi dove i protagonisti esplorano le proprie anime. L'autrice confeziona poi un capitolo conclusivo nel quale tira le fila delle avventure dei personaggi, offrendo una panoramica su come condurranno le proprie vite, evitando di riproporre un finale eccessivamente aperto, come già aveva fatto con Lamù e Ranma 1/2; peccato che si concentri quasi esclusivamente sulla coppia Kagome/Inu Yasha, lasciando uno spazio ridotto alle relazioni tra i comprimari che erano state costruite nel corso del manga.
La narrazione presenta alcuni dei difetti principali della serie, come gli eventi diluiti in un numero non necessario di pagine, i combattimenti privi di dinamicità o i dialoghi melodrammatici, pur se in quantità ineferiore, segno della cura maggiore che è stata infusa dalla Takashi nel confezionamento di questo finale.


Carlo Alberto "Deboroh" Montori
Torna in alto