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Superman: Kryptonite

Superman: KryptoniteOgni tanto si sostiene che Superman sia un personaggio bollito, che con stanchezza si trascina avanti solo perché è ormai un’istituzione, ma che non ha più nulla da dire. Troppo potente, troppo buono, troppo perfetto: l’assenza di difetti – si dice – rende impossibile allo scrittore individuare una crepa in cui insinuarsi per raccontare una grande storia sul personaggio, esplorandone le ambiguità, le sfaccettature, le psicosi, e tutte quelle cose che con altri personaggi funzionano benissimo. In effetti, quello di non avere difetti è proprio il difetto di Superman: ed ecco dove Darwyn Cooke ha trovato la crepa, ribaltando il problema, riuscendo a realizzare un’ottima storia d’approfondimento sull’Uomo d’Acciaio, ma senza scendere in pomposi psicologismi o in rappresentazioni disturbate che poco si adatterebbero a Superman.

Cooke ci racconta così una storia che va alla ricerca delle debolezze di Superman, utilizzando la metafora per nulla velata del suo incontro con la kryptonite e con il suo retaggio kryptoniano. Ma, appunto, il minerale radioattivo funge più che altro da canale narrativo per accedere a una dimensione del personaggio in genere poco osservata: la paura. Cooke parte da un’idea semplice quanto efficace: che rapporto vive Superman con la morte, soprattutto nei suoi primi anni di attività, quando non è ancora consapevole dei suoi limiti e della piena portata del suo potere? E qual è la sua reazione quando si rende conto della propria invulnerabilità? È a questo punto che il problema dello scrittore entra dentro la storia e diventa il problema di Superman: l’assenza di debolezze è qualcosa che pone l’eroe fuori dall’umanità a cui tanto desidera appartenere, pur nella consapevolezza di essere straordinario.

Ecco che allora l’incontro con la kryptonite assume un valore che va oltre la semplice fisicità, assumendo una rilevanza intima e quasi esistenziale per Clark: la possibilità di soffrire, la vulnerabilità, restituiscono a Superman l’umana imperfezione, suscitano la sua paura per la morte ponendolo sullo stesso piano degli altri uomini. È la scoperta di avere una mancanza a far sentire Superman un uomo completo e non più un essere fuori dalla comunità degli uomini.
Di pari passo, la vulnerabilità di Superman, l’altra sua kryptonite, risulta essere il rapporto con Lois, nel quale non riesce né può mai essere del tutto se stesso.
E infine, affrontate le sue diverse debolezze, la maturazione di Superman giungerà a compimento con la scoperta della sua provenienza kryptoniana. Ma in fondo, tutto ciò non farà che dare maggior consapevolezza a Superman, senza però mettere in dubbio la parte importante della sua umanità: l’anima di un ragazzo cresciuto da due agricoltori del Kansas.

Cooke riesce a raccontare tutto ciò senza alcuna pesantezza, confezionando una storia gustosa, leggera e dal ritmo vivace. Ponendosi fuori dagli stretti vincoli della continuity più ortodossa, miscela con affettuosa sapienza tutti i maggiori elementi del mito di Superman, regalando una storia sospesa nel tempo. E ad aiutarlo con la consueta efficacia in questo senso sono i disegni di Tim Sale, capaci di integrare con naturalezza la sensibilità più moderna e quella più rétro legate a Superman. Anche se adottando uno stile un po’ meno d’effetto rispetto ad altre sue opere (ma comunque ben sopra la media), Sale dimostra una volta ancora di essere un artista di razza, sfornando tavole pulite, di grande leggibilità, intelligenti e piacevoli allo sguardo. Merita infine una menzione particolare la gradevolissima colorazione realizzata da Dave Stewart.



Valerio Coppola

Dati del volume

  • Voto della redazione: 7
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