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Detective Abbeyard 1

Detective Abbeyard 1: Nebbia rossa – I Giganti dell’Avventura 74 Viviana Centol sa scrivere molto bene e in questa prima raccolta della serie lo dimostra ancora una volta, grazie al decano disegnatore Carlos Enrique Vogt, geniale artista che fa delle espressioni il suo pezzo forte, come ben sa chi conosce altre sue opere intrise di umorismo quali Pepe Sanchez o Lei e io.
Una scrittura leggera e coinvolgente che fa entrare immediatamente il lettore nello spirito giusto per gustare ogni tavola col cervello acceso e il sorriso sulle labbra.
Eccellente la messa in scena dei vari character, tutti dotati di sfaccettature che il lettore coglie automaticamente e non semplicemente abbozzati.

Archibald è un impiegato di Scotland Yard vessato dalla moglie e dai superiori. Assai insignificante, tanto che il suo cognome viene storpiato da tutti, non sopporta la vista dei cadaveri ma ha il dono di vedere i fantasmi dei defunti. Le circostanze portano però l’ispettore capo Burns a promuoverlo in qualità di primo assistente e, nella seconda parte del volume, in seguito a un cambio di attività che coinvolgerà entrambi, ne farà addirittura il suo socio.

I primi 14 dei 21 capitoli di cui si compone questo libro narrano l’indagine sulla celeberrima storia del mostro di White Chapel Jack lo squartatore, in una visione particolarmente gustosa e affatto all’acqua di rose, dove la violenza rimane inaudita ma lo svolgimento intriso di surrealismo regala propellente alla macchina scenografica realizzata dalle pennellate vive di Vogt.
Archibald viene aiutato nella sua strampalata indagine dal fantasma di Belle, una graziosa prostituta coinvolta suo malgrado nella vicenda.

Gli altri 7 capitoli descrivono invece il nuovo status di Abbeyard e Burns, divenuti detective privati, alle prese con una cartomante truffaldina che mina la piazza e il lavoro di Penelope, amica del duo che come Archibald vede e comunica coi fantasmi, già importante personaggio della prima minisaga. Ancora una volta per dipanare i fili dell’indagine sarà decisivo l’apporto di fantasmi (nella fattispecie la piccola Berenice) e del singolare intuito del nostro protagonista principale.

Davvero un volume divertente nel filone della commedia brillante a fumetti, l’ambientazione nell’epoca vittoriana è resa con grande gusto e la coralità della narrazione è un punto a favore.
Da segnalare il fugace cameo di Sherlock Holmes e Watson, così come vengono recepiti dall’immaginario collettivo.
L’unica vera pecca è di natura tecnica: un paio di tavole (su 252) non sono stampate in maniera impeccabile ma per il resto siamo in perfetta linea con il resto della collana de I Giganti del Fumetto, dove alla spartana confezione si contrappone spesso un contenuto gustoso, quando non appassionante.


Giovanni La Mantia
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