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Dago - Collezione Tuttocolore 1

Dago - Collezione Tuttocolore 1Il primo numero di Dago fece la sua comparsa nelle edicole italiane nel lontano 1983 e da allora sono usciti più di 800 episodi su Lanciostory, per tacere della serie monografica fuori continuità e delle ristampe in bianco e nero e a colori che hanno fatto del giannizzero nero una delle punte di diamante della casa editrice romana.

Questo Dago - Collezione tuttocolore è lo stesso volume proposto lo scorso ottobre in allegato ai quotidiani del gruppo Caltagirone; quella lodevole iniziativa ha avuto soltanto due pecche: una distribuzione limitata e l’essersi fermata al dodicesimo volume.

Ora Eura pone rimedio almeno al primo problema, facendo uscire il primo volume Lo Schiavo di Venezia in tutte le edicole.
Se non conoscete la storia di Dago, lasciatevi solo dire che in origine il giannizzero nero fu Cesare Renzi, nobile veneziano unico superstite dello sterminio della propria famiglia e trafitto alla schiena dal proprio migliore amico con una daga, arma bianca che gli varrà il nome.
In cerca di vendetta Dago attraversa gli eventi più importanti del sedicesimo secolo, incontrando reali, condottieri e altre importanti figure storiche.

Partendo da uno spunto iniziale classico, Robin Wood inizia da subito a imbastire la trama di quello che è il suo capolavoro, giostrandosi abilmente tra realtà storica e finzione e creando un legame immediato con il lettore. Nei suoi episodi di poche pagine c’è tutto quello che deve esserci in un fumetto avventuroso, senza tralasciare la realtà storica nella quale Dago è ambientato.

I disegni di Alberto C. Salinas completano l’opera caratterizzando ambientazione e personaggi in una maniera talmente perfetta che sarebbe difficile pensare a qualcosa di meglio.
Pur avendo quasi trent’anni, le storie pubblicate in questo primo volume non soffrono del tempo passato e, se la lettura a volte può essere un po’ troppo didascalica e prolissa, è perché ormai ci siamo disabituati a tempi narrativi lenti, che ci costringono a soffermarci sulle tavole e a vivere le sofferenze del nostro protagonista avendo un’idea chiara del tempo che passa.

La colorazione delle prime storie è pesante e pastosa, ricca di colori caldi, che ben si adatta sia all’ambientazione desertica sia alle chine del disegnatore.
 
Se è pur vero che il Dago più puro è quello in bianco e nero, certo questa edizione merita l’acquisto soprattutto se non siete lettori del giannizzero della prima ora e non volete svenarvi nel recuperare le vecchie storie.
Sì, perché Dago è come una droga che lentamente vi entrerà in circolo e della quale non potrete più fare a meno.


Cris Tridello
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