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Batman 16-20 – La Resurrezione di Ra’s Al Ghul

Batman 16-20 – La Resurrezione di Ra’s Al GhoulSpianando la strada alle saghe "Batman R.I.P." e "Battle for the Cowl", che porteranno grossi sconvolgimenti nelle testate dell’Uomo Pipistrello, La Resurrezione di Ra’s Al Ghul è una run in 11 parti che segna il ritorno di una delle nemesi più affascinanti del Cavaliere Oscuro: l’immortale signore del crimine Ra’s Al Ghul, epicentro di un impero di assassini e padre di Talia, l’unica donna probabilmente amata da Bruce Wayne/Batman.
Un avvizzito Ra’s, ormai prossimo alla morte, intende reincarnarsi nel corpo del suo unico nipote Damian, figlio di Talia e Batman. Questo porterà l’eroe ad agire insieme alla donna per salvare il ragazzino, in un viaggio tra Gotham e il Tibet fino ad arrivare nella città segreta di Nanda Parbat (che i fan di un personaggio come Deadman conoscono bene).

Al di là del pubblicizzato ripescaggio di Ra’s, l’intreccio ideato da Grant Morrison e sviluppato da gente come Paul Dini, Peter Milligan, Fabiàn Nicieza e Keith Champagne non convince a causa di una struttura narrativa frammentaria che rivela anche povertà di idee. Forse la storia, fin troppo lineare e scarna, sarebbe risultata migliore se raccontata in due o tre episodi, ma invece viene dilatata in misura tale da essere dispersiva.
L’apporto di tutti gli autori che partecipano al progetto si consuma nella scrittura di episodi che, più che capitoli della saga, si rivelano contenitori di escamotage ciclici e ripetitivi – tra combattimenti, inseguimenti, fughe e monologhi di Ra’s – prima di arrivare al confronto (neanche tanto risolutivo) tra l’eroe ed il criminale, con quest’ultimo che assume un nuovo aspetto albino.
Per quanto riguarda la caratterizzazione dei protagonisti, Batman, Talia e Ra’s non vengono raccontati in maniera introspettiva, ma in funzione unica del racconto, apparendo in secondo piano sugli eventi e poco convincenti in reazioni emotive ed interpretazione. Viene così sprecata un’occasione per approfondire il rapporto non solo tra Bruce e la sua nemesi/suocero Ra’s, ma anche con Talia ed il figlio Damian, tutti componenti di una pseudo-famiglia dalle dinamiche singolari e conflittuali sulle quali sarebbe stato interessante indagare con maggiore introspezione.

Sottotono anche l’apporto visivo, con disegni dalla qualità altalenante a causa dei troppi artisti che si avvicendano numero dopo numero, quali Tony Daniel e Ryan Benjamin, i cui stili ricordano troppo quello di Jim Lee, affiancati dagli insipidi Don Kramer, David Lòpez, Carlos Rodriguez e Steve Bird.
Concludendo, più che un importante tassello nella continuity attuale di Batman, La Resurrezione di Ra’s Al Ghul appare come un evento fin troppo gratuito a livello narrativo ed è nostra speranza che, come tale, rimanga un episodio isolato nella rinnovata gestione delle serie del Cavaliere Oscuro.


Paolo Pugliese
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