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I Fantastici 4 290-293

I Fantastici 4 290-293"I Più Grandi Eroi del Mondo" è la saga che segna l’esordio della premiata ditta Mark Millar & Bryan Hitch come autori dei Fantastici 4, ma leggendone i quattro capitoli si ha la sensazione che lo scrittore scozzese non si sia avvicinato con il giusto approccio alle atmosfere della serie, mentre il disegnatore sia vittima di una certa stanchezza nel dover garantire la regolarità delle uscite mensili di una delle testate più importanti della Marvel.
Come storia in sé, "I Più Grandi Eroi del Mondo" si poggia su delle premesse interessanti, con Reed che prende parte alla costruzione di un pianeta artificiale dove far trasferire l’umanità dalla Terra ormai morente. Purtroppo, già dal secondo episodio, la trama svolta in un’altra direzione, accantonando le tematiche fanta-olocaustiche per arenarsi dietro una sterile sequenza di eventi legati ad una minaccia robotica, la cui gestione occupa oltre la metà dell’intera run.

Il problema principale, comunque, non è quello che Millar racconta, ma come lo racconta: il suo stile di scrittura, disinvolto e teso ad esagerazioni e gigantismi narrativi, mal si adatta ad una serie caratterizzata da un background di oltre 40 anni di storie; i concetti guida di una famiglia composta da elementi di forte e contrapposta personalità vengono riformulati con una modernità glamour e sensazionalistica che appare molte volte superficiale e forzata. La sua impostazione dei personaggi è poi costituita da alcuni, pesanti stereotipi che ne occupano i tratti salienti e ne segnano le dinamiche di interazione con gli altri: vedi la palese idiozia di Johnny Storm o la freddezza emotiva da scienziato distratto di Reed Richards, per non parlare della caratterizzazione da tiepido guascone di Ben Grimm e soprattutto il vuoto assoluto a livello interpretativo di Susan, segno che Millar non ami molto gestire personaggi femminili, abbozzati sempre nella stessa maniera.
Appaiono forzati e gratuiti anche elementi di contorno come i siparietti di vita familiare-quotidiana, che comprendono un triangolo sentimentale per la coppia Reed/Susan, una storiella di sesso, droga e rock'n'roll per Johnny ed infine ammiccamenti sessuali più o meno espliciti dai quali Millar non risparmia neanche il pacioso Ben Grimm.
Tutto è decisamente sopra le righe a livello di coerenza e credibilità narrativa, mentre la freschezza di serie come Authority o Ultimates sembra lontana, anche nei disegni: Bryan Hitch fa come al solito un ottimo lavoro, ma per gli altissimi standard ai quali ci ha abituato le sue tavole appaiono tirate via, meno rifinite e poco curate per espressività dei volti.

Sul fronte dei comprimari, la rinnovata She-Hulk di Peter David costituisce una lettura divertente, seppur poco incisiva sia per i testi che per i disegni anonimi di Victor Olazaba, che affossano ulteriormente il lavoro dello scrittore.
La miniserie Captain Marvel di Brian Reed e Lee Weeks si rivela invece un prodotto onesto e migliore più di quanto ci si aspettasse, con una storia sul ritorno dal passato di Mar-Vell, il primo ed amatissimo Capitan Marvel. La trama è ben equilibrata, con uno sviluppo coinvolgente che gestisce bene il ritorno del personaggio e il mistero dietro ad esso, la cui rivelazione fa da aperto preludio agli eventi del crossover Secret Invasion.


Paolo Pugliese
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