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La Ragazza di Ipanema

La Ragazza di Ipanema - Euramaster 101Indagine poliziesca dai ritmi serrati, La Ragazza di Ipanema costituisce con Legami di Sangue e Manhattan Beach, 1957 la trilogia americana realizzata dalla famiglia Huppen, miniserie di volumi assolutamente indipendenti l’uno dall’altro, legati però da atmosfere e tematiche.
Nonostante il titolo – citazione dalla versione americana de "La Garrota de Ipanema" di Antonio Carlos Jobim – lo scenario dell’azione è Los Angeles, tra jet-set e criminalità di bassa lega.

Dorothy e Jennifer, due modelle dalla vita equivoca, vengono accompagnate da Jazz, un attorucolo che vive di espedienti, presso la villa dello stilista gay Bodo che le ha ingaggiate, dove provano vestiti in attesa di recarsi in seguito a una festa organizzata da Scarpa, boss della malavita in affari con importanti esponenti politici californiani.
Dorothy, bionda volubile e ribelle, scova un’arma nella sala da letto di Bodo e, dopo la colluttazione col proprietario per entrare in possesso dell’arma, rimane accidentalmente uccisa.
Lo stilista non sa che pesci pigliare e incarica Jazz di far sparire sia il cadavere della bionda che l’altra donna, attonita per lo sgomento.
Il criminale squarta il corpo della prima disperdendone le parti, separando dal resto la testa e gli arti in modo da renderne difficoltoso il riconoscimento dell’identità.

Da qui parte l’inchiesta affidata al poliziotto “chicano” Ron Chavez che, con grande tenacia e seppure ostacolato da un paio di colleghi investigatori al soldo di Scarpa, dirime la matassa in maniera metodica, risalendo a mandanti e attori dell’omicidio ma non della sparizione della bruna Jennifer, il cui vestito indossato nella sera incriminata viene ritrovato da un’altra giovane che porta lo stesso nome. Il lettore conoscerà comunque la sorte della ragazza, suggerita nella pagina immediatamente precedente.
Cattivo gusto e sordidi particolari fanno da contraltare alla mente lucida del vessato Chavez, capace di ricostruire gli scenari a partire dagli elementi che via via riesce a mettere insieme.

Avventura illustrata in modo efficace da Hermann, maestro nell’arte dei disegni acquerellati, soffre della verbosità della sceneggiatura: le tavole sono in più punti letteralmente soffocate da didascalie e balloon, e i tempi di lettura vengono dilatati oltremodo. Una prosa più asciutta avrebbe secondo noi giovato all’insieme.
Ineccepibile la resa editoriale, eccellente la carta e l’allestimento del volume.



Giovanni La Mantia
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