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Lucille

LucilleLucille ha 16 anni, vive con la madre divorziata un rapporto conflittuale e non è soddisfatta della sua vita e del suo corpo.
Lucille è anoressica.
Arthur ha 16 anni, vive in una famiglia problematica con un padre ubriacone che gli lascerà, come unica eredità di famiglia, il nome Vladimir da portare come una maledizione.
Anche Arthur/Vladimir soffre di un disordine psichico: è un ossessivo compulsivo.
I due ragazzi si incontrano, si piacciono e decidono di fuggire insieme verso un futuro migliore, lontani dalle loro famiglie che, invece di aiutarli ed affiancarli nella difficile fase adolescenziale della crescita, hanno saputo solo scaricare sui figli i loro problemi e la loro inettitudine di genitori.

Vincitore del prestigioso premio Goscinny al Festival Internazionale del fumetto di Angoulême nel 2006, Lucille  è un racconto fiume di quasi seicento pagine che l’autore, il francese Ludovic Debeume, ha disegnato di getto senza storyboard o testi preliminari a fargli da supporto.
Ne è scaturita un’opera di una profondità devastante, dove l’anoressia della protagonista è raffigurata in maniera reale e bilanciata, senza mai essere banalizzata e senza mai esagerare; la protagonista della storia è e resta Lucile: una ragazza con molti problemi, tra i quali l’anoressia non è che il più evidente.
L’autore affronta le storie dei suoi due adolescenti in maniera diretta, senza risparmiare nulla al lettore. Utilizzando uno stile grottesco ed essenziale, abbandonando la griglia in favore di tavole ricche di vignette che tali non sono, in quanto prive dei classici riquadri che avrebbero rinchiuso ancor di più le vite dei suoi personaggi, Debeume realizza il suo capolavoro.

Non lasciatevi spaventare dallo spessore del volume, una volta iniziato non riuscirete a staccarvi dalla storia di Vladimir e di Lucille.
Il bianco abbacinante delle tavole e lo stile etereo della narrazione rapiscono il lettore, portando luce in una vicenda piena di ombre; paradossalmente ciò non fa che amplificare la tragicità della vicenda e non si può evitare di venirne assaliti.
Il tragitto compiuto dai due ragazzi nel racconto, li porterà alla conoscenza di loro stessi, a quella crescita emotiva e sentimentale che non riuscivano ad avere accanto alle proprie famiglie; la loro storia continuerà, tra felicità e tristezza, nel secondo capitolo dell’opera che deve ancora vedere la luce.

In una società dove anche i problemi gravi, come l’anoressia, vengono trattati in maniera superficiale o banalizzati, l’opera di Ludovic Debeume ha un pregio fondamentale: è onesta.
Quell’onestà che fa male, che non si vorrebbe ascoltare, ma che serve ed è necessaria perché non può fare altro che arricchirci.


Cris Tridello
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