Menu

Interni

InterniQuello dello scrittore è un lavoro sporco, ma qualcuno deve pur farlo. Sfornare parole come fosse pane destinato a un pubblico affamato di sogni. Illusioni. Lo scrittore lavora per intrattenere. Le logiche dell'editoria sono le stesse di qualsiasi altro mercato, irrimediabilmente piegate all'obiettivo primo, e spesso ultimo. Fare denaro.

Ausonia torna a raccontarci di quanto proprio non riesca a tollerare l'idea secondo cui tutto possa essere comprato. E che questo sia l’unico vero scopo. L'autore toscano riprende i fili di una critica che ha già fatto passare per le pagine di Beauty Industries, contestualizzandola nel mondo di chi i libri li scrive, li pubblica e possibilmente li vende.

Interni sembra voler rivendicare la legittimità di un’arte troppo spesso piegata ai diktat del consumo e del commercio, la dignità dell’autore e della sua non più libera creatività. Calati in un mondo doppiogiochista, dove le persone sono insetti, larve. Forse una metafora del loro agire strisciante.
Ausonia fa dello scrittore di successo una figura goffa e tormentata dal senso di colpa, dalla limitatezza di un’editoria che vuole a tutti i costi narcotizzare il pensiero, e dalla frustrazione di vedere il proprio vero capolavoro relegato in fondo al cassetto di un agente affarista.

Interni è un racconto leggero, il peso esistenziale del protagonista si vede ma non si sente. Commedia e teoria del complotto si mescolano per dare linfa a una delle produzioni meno ricercate dell’autore. Una forma popolare, ma anche un formato e un prezzo popolare per polemizzare con una cultura troppo popolare per riscoprirsi autentica. E per permettere a chi la fa di sentirla propria, e di ritrovarvi quell’intima onestà che renderebbe inutili le sedute dallo psicanalista.


Simone Celli
Torna in alto