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Dylan Dog 268

Dylan Dog 268 - Il Modulo A38Senza giri di parole, arriviamo subito al dunque: "Il Modulo A38", 268° albo di Dylan Dog, è il numero d'esordio sulla testata di Roberto Recchioni, il più atteso fra le recenti new entry della serie bonelliana.
Recchioni, papà di John Doe e Detective Dante per l'Eura insieme all'amico Lorenzo Bartoli, e del recente David Murphy 911 per la Panini, è riuscito a crearsi un ampio seguito di lettori grazie ad uno stile di scrittura fresco e corrosivo che deve molto all'immaginario americano degli ultimi 20 anni. È dunque innegabile che, seppur la maggioranza dei lettori è poco attenta alle vicissitudini dei vari autori che animano la serie, molti altri si siano recati in edicola con la curiosità di leggere l'albo.

A differenza della prova presentata sul primo Color Fest, lo sceneggiatore romano in questo caso preferisce un approccio più classico ricalcando ad uno ad uno tutti i cliché della serie: dal citazionismo esasperato ("Le dodici fatiche di Asterix") all'abbordaggio della cliente, e via dicendo. Un atteggiamento che, se farà storcere il naso a chi si aspettava un albo controverso, volto a minare le basi stesse del personaggio e le dinamiche della serie, è in realtà più che corretto. Se i lettori accusano un'ormai interminabile stanchezza del personaggio, la colpa è da imputare ai suoi autori, Tiziano Sclavi in primis che, dopo il deludente ritorno, ha dimostrato di non essere più in sintonia con il suo stesso personaggio. Recchioni, così come Paola Barbato, dimostra che Dylan funziona ancora così com'è. Certo, bisogna aggiornarlo ai tempi che corrono ma, con le idee giuste e con la volontà, il personaggio non ha bisogno di stravolgimenti ed ogni autore, come sicuramente Recchioni saprà fare, può trovare la propria strada all'interno di quella che potremmo definire "continuità dylaniana".

Per quanto riguarda l'aspetto puramente narrativo è doveroso aggiungere che "Il Modulo A38" non finirà di certo nell'elenco delle storie indimenticabili di Dylan Dog, ma se la qualità media della testata fosse questa allora i fan del personaggio non avrebbero nulla di cui lamentarsi.
La storia non è certo perfetta, la trama presenta vari scossoni e cambi di registro e ha una brusca accelerata vero la fine, ma ha anche numerosi buoni momenti, belle intuizioni e, sopratutto, risulta fresca, viva. In sintesi: Dylan si ritrova, dopo esser stato ferito da un serial killer, in un mondo che sembra essersi dimenticato del tutto del suo miglior amico, Groucho. Nulla più rimanda alla sua esistenza se non il suo stesso ricordo. Caso vuole che la stessa identica situazione affligga una sua cliente che, dopo la "scomparsa" del marito, ingaggia l'indagatore dell'incubo per risolvere il caso. Tutti gli indizi sembrano portare all'Iperuranium, grossa azienda che domina tutti i settori della vita sociale e che riserva più di una sorpresa...

Alla parte grafica Recchioni non poteva chiedere matite migliori se non quelle di Bruno Brindisi, vera colonna della testata che, seppur tirato via in alcuni momenti, ha il compito di tenere a battesimo, in modo più che dignitoso, l'autore romano in questa sua prima avventura.


Gennaro Costanzo
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