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Ti sto cercando

Ti sto cercandoSono molti i fumetti di denuncia. Sono molti gli autori che utilizzano questo medium per raccontare eventi e situazioni negative della vita reale. Ma non tutti riescono ad approfondire, ad andare al di là di un mero racconto che poco offre per la riflessione che si vuole suscitare. Giovanni Marchesi ce ne offre un perfetto esempio con il suo Ti sto cercando.

Nella quarta di copertina viene riportato un accenno di trama. Ma dopo aver letto il volume ci si rende conto che in effetti oltre a quell’accenno non si va. Alì Yassin, ragazzino dal Marocco, sbarca come clandestino sui nostri lidi, con una dinamica tristemente nota, seguendo il percorso effettuato un anno prima dal padre alla ricerca di un lavoro per sostenere la sua famiglia. Durante la strada fa vari incontri, alcuni negativi, altri positivi. Il volume è tutto qui. Non c’è approfondimento, le spiegazioni che vengono date per determinati comportamenti sono fragili e inconsistenti, e i vari personaggi, protagonista compreso, passano senza lasciare alcun ricordo nel lettore.

Non aiutano a sollevare le sorti dell’opera i disegni di Luca Patanè. La sua scelta è stata quella di raccontare una storia di personaggi poveri usando un tratto povero, abbozzato, quasi ci si fosse fermati allo storyboard. Ciò che ottiene però è solamente di ostacolare la lettura, rendendo pesante e complicato capire le singole vignette, peggiorando la situazione con l’uso del caffè per dipingere: il colore ocra-marrone che ne risulta spesso ha infatti il solo risultato di confondere ulteriormente il lettore. Per quanto riguarda la definizione dei personaggi, il tentativo è quello di mantenere indefinibili e innominati quelli secondari e caratterizzare i principali. Tentativo non riuscito, perché spesso la fisionomia non si mantiene e si fatica a riconoscere uno stesso personaggio.
Infine la mancanza di approfondimento, psicologico in questo caso, è presente anche nei disegni, che non caratterizzano le diverse situazioni e non esprimono alcuna emozione in coloro che le vivono.

Una prima opera per i due autori. Attendiamo fiduciosi di leggere la seconda, che senza dubbio sarà un passo in avanti per entrambi.


Annamaria Bajo
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