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Metauro

MetauroDidascalico, pure troppo, ma il soggetto quasi lo pretendeva. A tratti, Metauro assomiglia ad un libro di storia illustrato. Ma così non è, perché c’è un’idea di fondo che funziona e che fa girare tutto l’impianto. Un filo doppio che lega passato e presente, ed è soprattutto il secondo a farsi digerire meglio. È più immediato, più empatico. Si percepisce l’entusiasmo di Michele, il protagonista/autore che compie sulla carta un cammino di ricerca, di introspezione. Di sana ossessione.

Si sente tutto il sapore di una vicenda di provincia dalle deviazioni oniriche, in realtà la vicenda stessa di una provincia, o di una parte di essa. Di Fano, città della fortuna, e del suo entroterra, solcato nel terreno e nella storia dal fiume Metauro. Luogo di una battaglia, quella tra cartaginesi e romani, che Michele Petrucci ripercorre sin dalle premesse, e che immortala con una staticità dell’immagine che fa sembrare le vignette dei fotogrammi bloccati, amplificando la sensazione di durata e di intensità di un combattere sporadico ma disumano.

I testi sono chiari e sintetici, raccontano e spiegano. Ma è nei silenzi che i disegni si fanno d’atmosfera e la lettura più immersiva. Dove la storia supera la Storia, e le persone diventano più importanti della ricostruzione.


Simone Celli
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