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Rat-Man 69

Rat-Man 69"Kiii! Kiii! Kiii! Kiii!"
Proprio come Falco-Man, geniale comparsa di Rat-Man 69, ci troviamo in difficoltà a cercare di raccontare cosa rappresenta questo albo. E proprio come lui ci proveremo lo stesso (ma se non sei un bambino certe cose non puoi capirle), e lo faremo andando per strati. Perché questo numero è come una gigantesca cipolla che sembra avere infiniti livelli di lettura.

C'è la buccia, ovviamente, le immancabili, fulminanti e divertentissime battute di sempre, l'esca che ogni volta ci spinge a comprare l'albo, che stavolta si riallacciano anche a quanto letto qualche numero fa. Ma è solo un semplice strato, nemmeno il più importante. C'è poi la conclusione dell'esalogia con lo scontro finale tra Valker e Rat-Man, con scene e colpi di scena memorabili che fanno desiderare di rileggere tutti e sei i numeri precedenti.
Scavando ancora è chiaro come si siano portate a termine trame e sottotrame che ci hanno accompagnato per alcuni anni oramai, con la dichiarata conclusione della seconda parte della lunga saga rat-maniana. Ancora, ci sono le premesse per la terza ed ultima parte, con un perfetto teaser su quanto possiamo attenderci sul numero 100 del 2014. Ma siamo lo stesso in superficie, rimane molto da sbucciare.

La lotta tra la luce e l'ombra è forse il tema più evidente, quasi scontato, ma non per questo manca di sorprendere il lettore nella sua immediatezza, con un sapiente utilizzo del bianco e nero, rendendo impossibile anche solo immaginare questa storia "sporcata" dal colore. E sempre più a fondo, l'incomunicabilità, vuoi perché la tua voce non viene compresa, vuoi perché ti trovi di fronte ad un muro invalicabile, o perché chi ascolta il messaggio si concentra su dettagli del tutto ininfluenti, come un pene, ad esempio.
E si scava di nuovo: la caduta e il rialzarsi, la fiducia e la fede, la memoria e l'oblio.

Tanti, tantissimi strati, tanti livelli di lettura, ognuno dei quali consacra una volta di più Rat-Man come il miglior fumetto seriale italiano presente sul mercato.
Ma il tema fondamentale dell'albo, se davvero vogliamo trovarne uno, è forse il rapporto padre-figlio, presente in numerose varianti, alcune tenere e rassicuranti, altre complesse e meno fortunate. Emblematico lo scontro edipico tra Deboroh e Janus, l'uno ignaro dell'identità dell'altro, e per questo ancora più tragico e sublime. Perché se è vero che un padre non dimentica mai il nome del proprio figlio, è anche vero che se non sei un bambino certe cose non puoi capirle.
E forse è meglio così.


Riccardo Galardini
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