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Keibol Black

Keibol BlackKeibol Black è un killer al servizio dell’Intelligence. È il miglior professionista che abbiano a disposizione. È brutalmente affascinante, di gusti e pensieri semplici, e privo di qualsiasi morale.
Le sue avventure sono una continua scena d’azione dopo l’altra, e lo vedono confrontarsi con mostri alieni, voraci parassiti, terroristi indecisi, contaminazioni e ladri senza scrupoli. Un campionario di situazioni che attinge ad una vasta bibliografia e al più fantasioso repertorio cinematografico. Un viaggio tra il genere pulp, horror e fantastico.
Keibol Black non riesce ad essere l’eroe di cui vorremmo leggere. Non presenta alcun aspetto umano che ci permetta di simpatizzare con lui: è violento, indifferente alla vita e ai sentimenti altrui. I problemi di ordine etico sono un intralcio alle missioni, così come l’amore delle donne che incontra e per le quali prova totale indifferenza.

Il suo mondo è un futuro suggerito da particolari inseriti con naturalezza nella narrazione: frequenti piogge acide in grado di corrodere le carrozzerie delle auto, strani animali che infestano le case e assalgono i loro occupanti, zone colpite dalla radioattività in cui si muovono esseri umani sfigurati dalle mutazioni, cibo sintetico o congelato preferibile alla pericolosa frutta e verdura fresca.
Un futuro distopico narrato con una voluta, fresca ingenuità che potrebbe far sorridere l’appassionato di fantascienza. Eppure la semplicità della risoluzione delle situazioni non fa altro che rendere immediata e piacevole la lettura. Caratteristica fondamentale, vista l’origine della saga.

Miguel Ángel Martín cominciò a narrare le avventure dell’agente segreto nel 1987, presentandole come una striscia giornaliera sul quotidiano La Crónica de León. A differenza del consueto schema delle strisce, le avventure di Keibol venivano narrate con continuità, vignetta dopo vignetta, senza alcun richiamo a riassumere la striscia precedente.
Proprio per questo l’intero ciclo raccolto in questo volume si legge con scorrevolezza, senza quel senso di ripresa ed interruzione che per loro natura tendono a trasmettere le strisce quotidiane lette l’una di seguito all’altra.

Una lettura divertente, ma allo stesso tempo disturbante. Non c’è nulla di politicamente corretto, solo spietato sarcasmo e azione esagerata che non risparmia davvero nessuna categoria sociale, muovendosi tra le ambientazioni più diverse.
Ambienti che la fantasia dell’autore riesce a suggerisce attraverso l’angolo di un edificio, o a un rapido abbozzo di vegetazione, grazie a un tratto che va sintetizzandosi nel corso degli anni, con risultati di immediata efficacia.

Le figure umane sembrano richiamare le forme monumentali e vivide di certi periodi di Picasso, mentre le inquadrature cambiano con la stessa dinamicità della narrazione, risultando perfettamente in grado di commentare visivamente il senso dei dialoghi e dell’azione.


Ylenia Semenzato
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