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Lilith 1

Lilith 1 – Il segno del TriacantoLuca Enoch riscrive la storia. E la riscrive con un albo riuscito e giocato tra la drammaticità degli eventi e la meraviglia dei flashback in cui la piccola Lyca apprende il disegno del suo destino.
Il Triacanto è un’entità aliena che sovrintende forzosamente le azioni umane, conducendone l'intera razza verso un inevitabile futuro distruttivo.
Lilith è una sorta di male necessario per perseguire il bene comune, l’eletta designata a contrastare l’espandersi di tale fenomeno.
Lo Scuro è la guida non solo spirituale di Lyca, un’entità incarnata in una pantera dalle orecchie canine che accompagnerà la Nostra lungo il suo percorso narrativo.

In quest’albo si racconta la vicenda epica dell’assedio di Troia, e la relativa caduta della città, in una versione niente affatto disprezzabile, coi “cattivi” che sono molto cattivi e i “buoni” che svolgono il loro ruolo. Ma non sempre i buoni sono tali fino in fondo: il Triacanto può annidarsi anche in personaggi come Enea, e la cronoagente Lyca dovrà uccidere per preservare il futuro della razza umana.
Questo è il suo terribile compito: isolare i germi del male assoluto nei portatori inconsapevoli del Triacanto ed estrarre questo parassita prima che possa diffondersi in maniera irreversibile. Per fare ciò dovrà viaggiare nel tempo e nello spazio – ogni numero della collana, infatti, avrà scenari differenti – rinunciando a tornare nel mondo sotterraneo dal quale proviene, rimanendo lontana dagli affetti primigeni.
Dovrà anche guardarsi dagli attacchi dei Cardi, probabilmente una setta che venera il Triacanto e che vede in lei il nemico delle proprie convinzioni.
Ottima la caratterizzazione di personalità quali Achille, e pregevole il movimento massificato durante le fasi della battaglia tra Troiani ed Achei.

Inconsueto, per i canoni bonelliani, il tasso di violenza in questo primo numero; neppure in serie come Dampyr ci sono scene così raccapriccianti di squartamenti, ma bisogna dire che nulla è lasciato al caso, tali scene sono funzionali alla storia per meglio definire la furia di Lilith e la sua particolare forma di misericordia.
Da applausi a scena aperta l’apparato grafico, con un Luca Enoch in grande forma, gli omaggi a grandi autori come Moebius (nei flashback) è evidente e gli fa onore. Eccellenti la costruzione delle tavole e l’uso del retino, arte di cui Enoch è maestro.

Dal canto suo l’editore appronta una veste molto simile a quella riservata a Gea, il precedente personaggio dell’autore meneghino, quasi a dare continuità autoriale al suo parco testate. Anche la foliazione maggiorata, rispetto agli albi regolari dello stesso editore, e la periodicità semestrale ne fanno un appuntamento irrinunciabile per gli appassionati delle storie disegnate fatte bene e artigianalmente, nel senso più nobile del termine.


Giovanni La Mantia
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