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L’Età del Bronzo 3A - Tradimento

L’Età del Bronzo 3A - TradimentoSaremo molto ovvi e scontati. Diremo che ci sono storie che non si devono mai smettere di raccontare, che contengono in sé tanti di quei mondi così trasversali e immensi rispetto al nostro piccolo mondo tangibile da saper dire molto più di quello che si può comprendere. Queste storie sanno qualcosa che solo la nostra intuizione più atavica potrebbe forse cogliere. La materia stessa di queste storie è una consapevolezza inconscia, un DNA culturale che più che nel cervello sta nelle nostre viscere. Queste storie sono comunemente chiamate “mito”.
Uno dei miti per eccellenza è quello della Guerra di Troia, con tutte le narrazioni che le orbitano attorno. E questo non certo per consacrazione accademica. L’“Iliade” e i suoi “complementi” sono davvero una storia universale, che va alla radice di cosa è l’uomo, della sua provenienza e del suo destino. Eric Shanower questo l’ha capito molto bene.

Shanower non si limita a prendere Omero e a disegnarlo. L’operazione è molto più intelligente: intuendo la natura viva del mito, l’autore trae linfa da tutte le narrazioni che si sono sedimentate nei secoli sulle vicende immortali di questi immortali personaggi, coniugando ogni apporto, ogni sensibilità e ogni spunto che la creatività umana ha saputo esprimere nei dintorni della città di Troia. Senza snobbare alcunché, Shanower giunge così a un quadro complessivo fatto di tanti preziosissimi dettagli, nella storia quanto nei disegni; un flusso di vite, vicende e vicissitudini che si intrecciano in una tela intricatissima e destinale, alla quale ogni personaggio è aggrovigliato, che lo voglia o meno: e proprio in “Tradimento”, per quanto si cerchi di evitarlo, il destino finale, la guerra, è già segnato.
Recuperando il tormento di sottofondo originario dei miti, Shanower rende proprio il fato il leit motiv dell’opera: ogni personaggio ha una strada segnata, una condanna sulla testa che si desume anche dagli eventi più insignificanti, in un mondo in cui ogni minimo auspicio pesa come un macigno sulle scelte da fare. Tutti i personaggi sono in qualche modo già consapevoli del futuro che li attende, e proprio da tale consapevolezza dipende in larga misura la loro caratterizzazione, così fedele all’originale ma allo stesso tempo moderna.
Di estrema efficacia anche l’altra grande questione del mito, ossia la presenza divina: la scelta di non far apparire esseri sovrannaturali ha infatti il paradossale effetto di rendere la storia più realistica e digeribile al lettore, ma allo stesso tempo di ritrarre la sfera divina come onnipresente, immensa e imperscrutabile: una forza incontrollabile che incombe sulla vita degli uomini.

Come si diceva, l’autore rende poi il tutto più concreto grazie a una minuziosa e approfondita ricerca storica e bibliografica. Oltre a saper intrecciare con incredibile naturalezza innumerevoli miti e linee narrative, Shanower dimostra una straordinaria erudizione storica attraverso la sua raffigurazione di costumi, armi, edifici, usanze: una cura del dettaglio capace di restituire al lettore un mondo tridimensionale, di dare personalità a popoli, città, paesaggi. Dettagliatissimi anche i lineamenti dei personaggi, i cui volti unici e le cui espressioni regalano un realismo ancor più spinto.
Preziosismo finale per l’occhio più fine – o più allenato – la capacità di conservare il tono della fonte originaria, sia essa opera epica, tragedia o commedia, riuscendo tuttavia a non precipitare la narrazione in un’accozzaglia di linguaggi dissonanti.
Shanower fa davvero rivivere una storia che va di continuo rinarrata. Ma non solo la ripropone al pubblico, cosa facile e in sé sterile, bensì le dona ulteriore sostanza, nutrendola di un nuovo strato di sensibilità, di punti di vista, di angolazioni e sfumature che possono trovare appartenenza solo nel XXI secolo. E così facendo amplia e approfondisce il mito, contribuendo a renderlo tale.



Valerio Coppola

Dati del volume

  • Voto della redazione: 1
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