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Freccia Verde 9

Freccia Verde 9Indaffarati a tessere le lodi, tutte più che meritate, di testate come JSA e Lanterna Verde di Geoff Johns, piuttosto che JLA di Brad Meltzer, la serie firmata da Judd Winick è passata un po’ in sordina e occorre recitare il mea culpa.
I primi otto numeri della collana dedicata all’arciere verde smeraldo sono stati tutti di buon livello, ed hanno preparato il terreno per l’evento culmine e cardine di questo primo spezzone di serie, il matrimonio tra Freccia Verde e Black Canary.

L’evento è stato annunciato come fondamentale per l’assetto dell’Universo DC e trasformato quasi in un mini crossover, ospitato su testate quali JLA e Countdown a Crisi Finale (numero inspiegabilmente non ancora pubblicato da Planeta).

L’albo raccoglie i due episodi “Black Canary Wedding Planner #1” e “Green Arrow/Black Canary Wedding Special #1”. Il primo, firmato da J. Torres, racconta con fare divertente e divertito gli estenuanti preparativi al fatidico giorno, dalla ricerca del ristorante, alla lista degli invitati, alla scelta dell’abito da sposa.
Il lettore è coinvolto in una serie di situazioni ben nota a chi ha già compiuto il fatidico passo, in una sequela di compiti più o meno graditi e tutt’altro che semplici da coniugare con gli impegni quotidiani per una coppia comune, figuriamoci per una di supereroi.

Gustoso e accattivante come la storia è il tratto sinuoso ed elegante di Lee Ferguson, che ci regala una Black Canary irresistibilmente sexy e un’inedita Wonder Woman in intimo grigio.

Il secondo episodio firmato da Winick ripercorre brevemente gli alti e bassi dell’eterna storia d’amore tra i due protagonisti, i forti e peculiari caratteri, le liti inevitabili.
I brani più saporiti risultano gli sprazzi sui rispettivi addii a nubilato e celibato e l’insolita festa di matrimonio con supercriminali a sorpresa e con un finale ancora più sorprendente.

Anche questo risulta un episodio divertente, in linea con l’aria scanzonata del primo racconto, ma in rilevante disaccordo con gli episodi precedenti della serie, più sobrii e impegnati. Il terribile e spietato Deathstroke, conosciuto qualche numero addietro per esempio, appare ora poco più di una macchietta.

Un plauso è d’obbligo per i disegni della bravissima Amanda Conner, espressivi, dinamici, in stile cartoon, per un albo nel complesso godibile, spensierato (forse troppo), dove l’umano trionfa sul metaumano.


Francesco Borgoglio
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