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Fennec

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Aprite la prima pagina e siete già lì, tra i paesaggi brulli e gli animali eccentrici di Fennec, nel mezzo dell'"azione" di una fiaba dalle molteplici chiavi di lettura e dal sapore vagamente poetico.
Lewis Trondheim torna nelle librerie italiane grazie a Prospettiva Globale, e per sfondare sceglie una creatura piccola e arguta, un fennec dalle lunghe orecchie e dal temperamento vivace.

Trondheim mette in scena un racconto di formazione dall'anima scura e intensa, dove la luce entra sporadicamente e mai per restare; un mondo crudo in cui traspare la sensazione che qualunque cosa possa verosimilmente accadere, senza che nessuno ne rimanga sconvolto.
Gli eleganti acquerelli di Yoann permettono alla bellezza stilistica di penetrare in un contesto altrimenti inospitale, pragmatico, essenziale; sono la faccia poetica di una medaglia che presenta al lettore anche il suo lato più terribile e inaspettatamete vero, quello legato alla spietatezza della vita.

Il racconto di Trondheim si poggia su una struttura a doppie strisce apparentemente simpatiche ma anche taglienti; l'autore utilizza alcuni stilemi classici del genere – il serpente come animale malvagio che perseguita il piccolo fennec, o il gorilla come presenza contraddittoria – ma li fagocita per restituirceli in un modo del tutto crudele: in Fennec vi è tutta la durezza della catena alimentare, della lotta per la sopravvivenza, delle contraddizioni della natura e della sua dirompenza che prescinde da qualsiasi morale.
Leggendo il fumetto traspare l'idea dell'arbitrarietà del concetto stesso di morale, caratteristica tipicamente umana ma in questo senso artificiosa, connaturata alle tendenze sociali della persona e poco incline ad assecondarne gli istinti più profondi.
L'etica, nell'ottica di Trondheim, più che principio di esaltazione umana diviene un ostacolo all'autoaffermazione: in questo senso essa sparisce tra le pieghe del libro, o quantomeno smette di avanzare pretese nel momento in cui diviene oggetto di scherno.

Fennec è un percorso emozionante, al contempo delicato e maestoso, semplice ma intelligente. Un'opera per tutti ma non accomodante, intrisa di un sarcasmo brillante che sa sempre come sorprendere.
Il piccolo fennec, solo in apparenza creatura fragile e indifesa, incarna in sé tutte le caratteristiche dell'antieroe e spicca per la cruda amoralità che ostenta.
Al termine del libro il nostro protagonista è semplicemente svezzato, pronto a buttarsi nella mischia, combattivo perché furbo. Furbo perché ormai addestrato alle insolenze della vita, ai suoi eterni dilemmi e alle sue tante contraddizioni, che sono poi il suo valore aggiunto.

Fennec è magia.
Se vi capiterà di andare a Lucca Comics e di notarlo tra gli stand in tutta la sua elegante veste cartacea, provate anche solo a sfogliarlo, come fosse un libro di illustrazioni.
Difficilmente avrete la forza di lasciarlo lì, sul bancone; molto più probabilmente lo farete vostro, attirati da quel suo appeal così sontuoso e immaginifico. Avvinghiati da quell'irraggiungibile simbiosi di parole e immagini che in Fennec è pura grazia artistica.


Luca Baboni
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