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World War Hulk 5

World War Hulk 5Se pochi erano i dubbi sul finale di World War Hulk, sono stati fugati da questo numero. Il "Golia Verde" ne esce pienamente redento, come poteva essere diversamente per un'icona della Marvel. Da questo episodio emerge anche un verdetto definitivo che pone termine ad eterne e divertenti diatribe tra fan ed autori stessi: sono Hulk e Sentry gli esseri sovrumani più potenti del pantheon Marvel. A decretarlo, in questo quinto ed ultimo capitolo della saga, è un drammatico scontro senza esclusione di colpi tra i due avversari che occupa quasi completamente tutto l'albo.

Anche in questo crossover, come nel passato Civil War, Tony Stark e gli accoliti degli Illuminati non ne escono propriamente a testa alta, esclusion fatta per l'assente principe Namor. Schiantati in combattimento e umiliati in catene, sono infine costretti a combattere tra loro nell'arena improvvisata in cui Hulk ha tramutato il Madison Square Garden. Sono tuttavia scagionati dall'infamia più grande, quella di essere stati la causa della morte della compagna di Hulk sul pianeta Sakaar e del figlio nascituro.

Wolrd War Hulk è nel complesso una buona storia, appassionante, piena di ritmo e azione. Greg Pak conferma di saperci fare con trame di questo genere, e dopo Planet Hulk, come suo naturale seguito, ci offre ancora un buon fumetto. Non si tratta sicuramente di un crossover coinvolgente come Civil War, o inquietante come sembra il futuro Secret Invasion, ma anche in questo caso non mancano spunti interessanti di riflessione e dolorosi parallelismi con la realtà. Il fulcro della storia, il combustibile che alimenta la rabbia e poi la ferocia smisurata di Hulk, è la perdita della donna amata e del figlio che portava in grembo; tragedie che purtroppo non risparmiano la vita reale. La condotta dello "Sfregio Verde" non appare quindi poi così spropositata agli occhi del lettore. La prima, schietta, reazione : liberare l'animale che è in noi e cercare vendetta. La ragione gioca la sua partita più difficile e incresciosa ma deve avere la meglio, come alla fine farà Bruce Banner.

A non convincere appieno in questa miniserie sono i disegni di Jonh Romita Junior, egregi nel rendere l'esplosione e la brutalità degli scontri ma piuttosto approssimativi nel delineare i volti dei personaggi più amati, a volte riconoscibili solo grazie agli inconfondibili costumi o attributi. Un tratto senza ombra di dubbio molto personale il suo, nervoso, ruvido, spigoloso, ma in questo contesto esasperato, portato all'eccesso.
Uno dei più famosi e talentuosi figli d'arte dei comics ci ha abituati a molto meglio.


Francesco Borgoglio
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