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Tribeca Sunset

Tribeca SunsetL’attentato terroristico dell’11 settembre, con il crollo delle torri gemelle, il danneggiamento del Pentagono e le migliaia di morti avvenute in diretta televisiva, ha cambiato il mondo.
La patina di sicurezza apparente in cui vivevamo fino allora è stata spazzata via in un istante.
Cos’è successo, com’è successo: i protagonisti sono pressoché noti a tutti, poiché ogni medium, dalla televisione al cinema alla letteratura fino ai fumetti, hanno trattato l’argomento.
Francesca Rimondi e Silvia Teodosi nell’introduzione al volume Tribeca Sunset fanno notare che quasi tutto quello che si è detto sull’argomento è, però, troppo ancorato alle emozioni provate quel martedì di sette anni fa.
In pochi hanno tentato di elaborare i primitivi sentimenti di rabbia, vendetta e paura per esprimere qualcosa di diverso dal “dove ero io e cosa ho provato quel giorno”.

Henrik Rehr, con Tribeca Sunset, è uno di quei pochi.

L’autore vive a Manhattan ad un passo dal World Trade Center, ha assistito in prima persona allo schianto degli aerei, in quella che sembrava una giornata come le altre, e nel primo racconto del libro “Tuesday” racconta cosa è stato per lui, per la sua famiglia, per i vicini vivere quel giorno e, soprattutto, i successivi.
Trovatosi con la casa inagibile per mesi, Rehr, la moglie, e i due figli piccoli si sono trovati a vagare di casa in casa, cercando di affrontare nel miglior modo possibile una situazione che era troppo grande per essere affrontata e soffocando la paura che, da allora, non se n’è mai completamente andata.

Nel secondo racconto, “Tribeca Sunset”, l’autore compie un passo ulteriore ed inizia un percorso che porta avanti abbandonando l’autobiografia in favore di altri personaggi.
Passa idealmente il testimone a Neil e con lui conosciamo Craig, Mac e Rob.
Ritrovandosi qualche tempo dopo l’attentato per il matrimonio di Neil, i quattro dovranno fare i conti con se stessi, analizzando e superando le paure ed i disordini che l’11 settembre ha contribuito a creare o ad accrescere nelle loro vite.
La prima parte del volume è più concitata, ben adattandosi al caos che l’esplosione dei due aerei e il crollo delle torri ha generato nella Downtown di Manhattan; è però la seconda parte del volume a disturbare di più, in particolare perché Henrik sceglie personaggi per i quali è difficile provare simpatia, che compiono scelte sbagliate nel tentativo di mettere ordine nelle proprie vite scombussolate ed irrimediabilmente segnate.
Lo stile dell’autore, pur essendo più che apprezzabile soprattutto per l’uso della mezzatinta, è tutto fuorché che uno stile “caldo” e non fa che accrescere il senso di disturbo e di inquietudine, rendendo difficile, a volte, continuare la lettura.

Così come Ground Zero è oggi un cantiere in continuo sviluppo, anche questo volume ha un carattere di work in progress.
È l’autore stesso a narrarci, nella postfazione al volume, com’è editorialmente nato Tribeca Sunset, nella forma pubblicata da Black Velvet; il processo creativo è evidente e l’autore, tornando sulle proprie storie per arricchirle e perfezionarle, ha qui completato il proprio cammino d’elaborazione emotiva.
Chiudendo il volume, infatti, si ha l’impressione che l’autore, così come i suoi personaggi, abbia raggiunto quella serenità che solo la consapevolezza può dare.
Consapevolezza che, nonostante quel terribile martedì, il mondo non sia completamente impazzito e sia ancora possibile vivere una vita che si possa definire tale.
Anche a New York.
Anche senza le Twin Tower.


Cris Tridello
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