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Wonder Woman: L’attacco delle Amazzoni 1

Wonder Woman: L’attacco delle Amazzoni 1 (di 4) Da anni ormai uno dei pochi mezzi che permette ai comics d’oltreoceano di rimanere in vita, a dispetto dello sparuto numero di lettori che si reca in fumetteria per accaparrarseli, è l’evento narrativo. Una cataclismatica successione di avvenimenti in grado di incrociare i destini di eroi, universi e disparate realtà parallele, e consentire a editor e sceneggiatori di creare degli snodi narrativi che risultino semplicemente accessibili ai nuovi lettori.

Questo tipo di operazioni consente, in genere, un rilancio delle testate coinvolte in grado di provocare effetti benefici abbastanza duraturi… ma non tutte le ciambelle riescono col buco. E di certo, nella sua globalità, il progetto Un anno Dopo varato dalla DC Comics al termine di Infinite Crisis, ha destato parecchie perplessità.

Molte delle collane coinvolte (Outsiders, Aquaman, Flash) sono state chiuse, mentre altre non sono state in grado di trovare un team creativo che sapesse dare loro continuità e solidità narrativa.

Wonder Woman è sicuramente tra queste.

Affidata alle mani di Allan Heinberg, promettente talento proveniente dal mondo della fiction televisiva, e a quelle dei coniugi Dodson, la collana incentrata sulle gesta dell’amazzone a stelle e strisce si è trovata ben presto in grave affanno. Assorbito più che mai dal suo lavoro principale (scrivere per la TV), Heinberg si è presto trovato a rincorrere le scadenze al punto che il primo ciclo narrativo (strutturato in cinque episodi) si è protratto per un periodo di tempo imbrazzantemente lungo (più di un anno, e l’ultimo capitolo è stato pubblicato su un annual). Nei primi nove numeri della collana si sono avvicendati ben tre sceneggiatori (tra i quali la acerba Jodi Picoult, affermata scrittrice di narrativa giallo/rosa) e diversi disegnatori. Tra citazioni e atmosfere silver age, godibili per chi è esperto della storia dell’amazzone ma difficilmente apprezzabili dai neofiti, la serie si è ben presto arenata nella melma della mediocrità e, dunque, è stata repentinamente tentata una correzione di rotta coinvolgendola in un nuovo crossover (l’attacco delle amazzoni).

Sul volume in oggetto vengono narrati i (poco credibili) presupposti alla base dell’evento… Diana, che adesso ha un’identità segreta e che, nei panni del suo alter ego, lavora per un'agenzia governativa che le dà la caccia, viene catturata, grazie allo zampino di Circe, dai suoi colleghi (che però non scoprono la sua doppia vita). Circe nel frattempo continua a tramare nell’ombra e si insinua tra le amazzoni, riporta in vita la defunta madre di Wonder Woman e subito la pone davanti ad un’immagine drammatica: Diana in catene nelle mani degli umani. Spaesata per la sua permanenza nel mondo dei morti, ma certa del da farsi, Athena non perde un secondo e dà immediatamente credito a quanto le mostra la storica nemica del suo popolo, raduna le amazzoni e le lancia all’attacco della civiltà terrestre.

Wonder Woman, vera e propria icona dell’universo DC, meritava di certo un trattamento migliore per essere riproposta alla nuova generazione di lettori dell’anno duemila (basti pensare che, alla crisi precedente, il rilancio fu affidato alle mani di George Pérez)… Per fortuna la Final Crisis è alle porte: speriamo che sia una buona occasione per dimenticarci di questa falsa partenza.


Stefano Perullo
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