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Ultimate Spider-Man 56

Ultimate Spider-Man 56Quando si nomina la “Saga del clone”, molti ancora rabbrividiscono. Il motivo di tanto orrore, a detta dei suoi detrattori, risiede nel fatto che questa storia non fece altro che partire da una premessa incerta e arrampicarsi sugli specchi, sconvolgendo irrimediabilmente la vita “reale” ed editoriale di Peter Parker, in un’agonia di ben tre anni.

La “Saga del clone” targata Ultimate avviene invece tutta in una notte, e con ogni probabilità non è un caso. Si può tranquillamente affermare che, già nell’impostazione, questa storia è tutto meno che un clone della sua omonima classica. Cambiano i tempi, i personaggi, gli eventi. È come se Brian Michael Bendis avesse realizzato un gioco degli opposti pieno di specchi deformanti, come se si stesse trastullando con il lettore in modo da minare senza sosta le sue certezze: un continuo sfilargli il tappeto di sotto i piedi, soprattutto se si ripensa alle storie classiche. Gli incessanti colpi di scena, tipici della serie, in questo caso servono tale logica. In un certo senso, la “Saga del clone” è una provocazione, un titolo vecchio per una storia nuova con elementi familiari: una sorta di manifesto della “filosofia ultimate”.

Il maggior merito che va riconosciuto a Bendis, è comunque quello di non aver prodotto una storia semplicemente citazionista, sensazionalista o fine a sé stessa. La saga è inserita in maniera organica nel progetto di Ultimate Spider-Man, e vi introduce le variabili giuste perché possa evolversi, piuttosto che stagnare. Risulta evidente che lo scrittore ha davvero chiara la direzione da imprimere alla serie. L’epilogo alla saga contenuto in quest’albo svolge proprio la funzione di riannodare alcuni fili e di aprire la strada allo sviluppo futuro delle vicende. Un episodio di raccordo in cui come sempre la vita privata e quella del supereroe risultano del tutto sovrapposte, portando all’estremo il paradigma con cui Stan Lee guidò la Marvel al successo.

A mantenere le promesse di uno sviluppo vivace per la serie, arriva subito la seconda storia contenuta nell’albo, anche questa una citazione di un prodotto anni ’90: Marvel Knights. La saga “Ultimate Knights” parte in maniera briosa e interessante, e promette di rimettere in gioco lo status quo dell’Uomo Ragno e dei comprimari. Ma di sicuro, questo arco narrativo risalterà per essere l’ultimo disegnato da Mark Bagley, il secondo padre della serie, che per ben centodieci numeri e mezzo è stato il titolare unico delle matite. Il disegnatore, come per buona parte del suo lavoro sulla serie, anche in questo caso conferma tutto il dinamismo e l’agilità delle sue tavole. Il prodotto finale è un albo piacevole e sfizioso.


Valerio Coppola
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