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Superman: Le Storie di Alan Moore

Superman: Le Storie di Alan MooreSuperman è un’icona, è il big bang dell'immaginario supereroistico, un personaggio immortale.
Il Superman eroe ha davvero tutto: forza, agilità, volo, raggi X, un udito super; il Superman uomo, al contrario, ha sempre difettato dei suoi stessi presupposti, della sua intrinseca umanità: Clark Kent non è un uomo, è una maschera.
L'intera epopea di Superman è costruita sulla storia – a suo modo tragica – di un alieno che si finge uomo, un extraterrestre che si impegna a capire e personificare una natura che non gli appartiene: a Superman, semplicemente, difetta l'esperienza della fragilità connaturata all'essere umano, l'idea della morte come dimensione ineluttabile della vita.

Nel lontano 1986, un autore britannico che ha il vezzo di trasformare in oro tutto, ma veramente tutto quello che tocca, raccolse la sfida di chiudere un'era, di incidere il the end sulla storia di un personaggio un po' stucchevole, ormai troppo ingenuo, poco moderno, che sì, aveva proprio bisogno di una Crisi.
Alan Moore cicatrizzò con una raffinatezza senza pari l'era precedente a Crisi sulle terre infinite, e nel contempo seminò i presupposti per il futuro revisionismo dell'eroe: "Cos'è successo all'uomo del domani?", una delle storie più famose dell'Uomo d'Acciaio, è la struggente sintesi di un'icona, di un eroe, di un fumetto con alle spalle cinquant'anni di vita editoriale.
Ma, soprattutto, è la straziante lacerazione di una maschera, e la catartica liberazione dell'"uomo" che vi si nascondeva: Moore uccide Clark Kent e permette a Superman di appropriarsi finalmente dell'essenza intima della condizione umana, che gli è sempre sfuggita.
L'autore, semplicemente, interiorizzò alla perfezione il corposo passato dell'Uomo d'Acciaio, ne interpretò il tumultuoso presente, e si spinse a sintetizzarne il futuro.

Moore ci mostra un Superman dal volto nuovo, rigato da lacrime che hanno il sapore salato della fragilità; una fragilità che può assumere una dimensione solo quando si è coscienti della fugacità dell'esistenza.
È Curt Swan che dà una forma alle visioni di Moore, alle lacrime strazianti e profondamente umane di Kal-El; il giusto riconoscimento di un grande artista, vivace, dinamico, ancora oggi moderno.

Sarebbe scorretto, a questo punto, considerare minori le altre due storie proposte nel volume – "Per l'uomo che ha tutto…" e "Il confine della giungla" – disegnate da Dave Gibbons e dal visionario Rick Veitch: nessuna delle due raggiunge la grandezza e il perfetto equilibrio di "Cos'è successo all'uomo del domani?", ma ne sono entrambe una prova generale, perché ne esprimono a grandi linee la filosofia intrinseca.

Non sfigurerebbe nemmeno la Planeta, che sforna un'edizione cartonata, di lusso, ricca di approfondimenti critici; peccato per il solito balloon in spagnolo, che riporta alla ribalta fantasmi indecenti che sembravano appartenere al passato.

Moore utilizza Superman come un chiavistello.
Ne coglie gli aspetti assoluti, immortali, i valori che lo rendono icona, e li spoglia di ogni valenza assoluta: semplicemente, sottomette il super all'eroe, che è prima di tutto uomo fragile e caduco.
Come un impensabile, nuovo messia, Clark Kent si sacrifica per il genere umano.


Luca Baboni
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