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Da Arkham alle Stelle

Da Arkham alle StelleArkham è il luogo che non ti aspetti, un coacervo di contraddizioni e sofferenze, un posto che dà un volto ai tuoi mostri interiori.
Tra Arkham e le stelle si snoda un sottile filo rosso che prende il nome di Howard Phillips Lovecraft, un autore che ha saputo dare una forma ai suoi fantasmi e vi ha costruito sopra un'intera carriera, rivalutando il concetto stesso di mito in un'epoca connotata da un positivismo estremo che, al contrario, tendeva a disconoscerlo.

Quando si parla di Lovecraft è impossibile non chinare il capo in segno di riverenza nei confronti di uno scrittore straordinario che ha dato vita a un'intera mitologia, un autore mai considerato allora e celebrato a settant'anni dalla sua morte, in definitiva l'unico il cui nome è divenuto aggettivo.
Lovecraft sarebbe stizzito da tutti questi salamelecchi: lui è uno che scriveva prima di tutto per sé. Eppure, oggi come non mai, i suoi racconti sono al centro di un'attenzione che ha del maniacale: l'uomo di Providence ha ispirato oggetti, film, giochi, ha costruito dal nulla un immaginario collettivo.

Alessandro Bottero e Gianfranco De Turris (con la collaborazione di Cagliostro E-Press) dedicano a Lovecraft questa raccolta di fumetti, racconti, saggi e illustrazioni, attraverso la quale autori affermati e giovani esordienti possono rendere il dovuto e necessario omaggio allo scrittore, a settant'anni dalla sua morte.
Se poi uno di questi autori dovesse chiamarsi Neil Gaiman non pensate a una squallida operazione commerciale: degli otto racconti presentati, ben tre sono dell'autore di Sandman, che quindi è ben più di uno strillo di copertina.

Da Arkham alle Stelle è soprattutto un libro di racconti, saggi e illustrazioni, dato che i fumetti occupano in totale solo una ventina delle 128 pagine totali; ma, anche se meno incisivi, nascondono anch'essi qualche buona prova d'autore: "Ragnatele di Pensiero" di Sergio Calvaruso e Michele Moratti, o "Love Craft" di Matteo Pirocco sono storie brevi ma intense.
Ma è nei racconti che il libro si esalta, proponendo alcune perle di rara bellezza: "Studio in Smeraldo" di Gaiman o "Full Dagon Five" di Alan D. Altieri sono due lavori straordinari, di diverso approccio ma accomunati dallo splendore della prosa e dalla solidità della trama.
E non solo: "Shoggoth Riserva Speciale" - sempre di Gaiman - e "Vorago" di Mario Farneti sono altri racconti deliziosi.
Un po' debole la parte dedicata ai saggi, anche se "Lovecraft e Noi" di Gianfranco De Turris e Sebastiano Fusco regge da solo l'intera sezione: il loro saggio è un eccezionale excursus sulla genesi dei mostri lovecraftiani e sulla disarmante attualità del pensiero del loro creatore.
Ciò che traspare è l'idea che il mostro sia immanente all'uomo stesso, un'appendice della personalità.
Il mostro di Lovecraft incarna l'impotenza dell'uomo a riprendere in mano il filo della sua esistenza, è il conformismo che soffoca la ribellione, la civiltà che soccombe ai suoi stessi eccessi, la cultura che viene fagocitata dall'ignoranza.

Pur con questi picchi straordinari, il libro non sa mantenersi sempre su livelli di eccellenza, e la cura editoriale non è eccelsa: la parte grafica è piatta e anonima, i refusi sono spesso dietro l'angolo, le pagine sono dense ed eccessivamente appesantite dal testo.

Ciò nonostante, il libro regge, è solido, piace. A volte entusiasma.
Colpisce soprattutto il modo in cui gli autori si appropriano degli stilemi lovecraftiani e li reinterpretano secondo un'ottica nuova, senza mai limitarsi a scimmiottarlo in modo banale.

Se già conoscete Lovecraft, è il momento buono per riscoprirne lo straordinario lascito; se non lo avete mai letto, questo potrebbe essere un ottimo modo per avvicinarsi a uno scrittore seminale.

Lovecraft è un autore immortale: chi lo ama deve necessariamente farsi trascinare da Arkham alle stelle.


Luca Baboni
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