Menu

La Grande Guerra, Storia di nessuno

La Grande Guerra, Storia di nessunoChecché se ne dica, le guerre non hanno colore, torti o ragioni. Sono grigie, sporche come i disegni di Davide Pascutti, talentuoso artista che, nelle Cronache Storiche, si era già fatto notare, con Marcinelle, grazie al suo tratto semplice e facilmente riconoscibile.

La prima guerra mondiale, la Grande Guerra, non ha bisogno di presentazioni. L’abbiamo, senza tanta voglia, studiata sui libri di scuola. Eppure Alessandro Di Virgilio riesce a mettere in scena l’innocenza e il dolore di ragazzi mandati a morire senza nemmeno sapere perché, riesce a descriverci di uomini che, da ogni parte d’Italia, hanno dovuto lasciare famiglie e affetti per combattere una guerra che non apparteneva loro; e, da sorprendentemente brillante sceneggiatore, lo fa attraverso le loro parole, attraverso le loro emozioni, usando come mezzo un diario ritrovato per caso da un uomo del nostro tempo che usa la ricerca del passato per ritrovare se stesso. Lo fa attraverso le lettere di un soldato napoletano alla propria amata, i racconti di un cantastorie siciliano che cerca di sdrammatizzare gli orrori ai quali pian piano chi va in guerra si abitua, le insicurezze di un giovane tenentino piemontese, l’arroganza di ufficiali che non sanno cosa significa stare al fronte.

Tre anni in guerra, attraverso gli occhi stanchi di un soldato, con la voglia di conoscere gli altri, anche non capendo ogni loro parola, occhi che vedono il nuovo amico morirgli accanto, occhi che provano disgusto per il primo nemico ucciso, un ragazzo come lui, che non gli ha mai fatto niente di male.

La Grande Guerra è proprio questo: il non capire perché. È proprio la Storia di nessuno e la storia di tutti, la storia di ogni nonno che non è mai tornato. È amor di patria, per la prima volta dall’unità d’Italia, ma anche rabbia verso un sistema militare che non vede e non sente il dolore di chi è in prima linea, un dolore che può condurre un contadino, con in braccio un fucile, alla follia.

Nel volume non si vede la Grande Guerra storica, che di grande ha avuto solo il numero di morti, spropositato in confronto agli interessi di una nazione che ha sacrificato i propri figli come se fossero pedine di una scacchiera, ma è ben visibile la guerra dei piccoli, della povera gente in trincea, una guerra che ha salvato solo chi non ha combattuto fra il fango e la desolazione.

Lungo tutto il fumetto è presente una pioggia scrosciante che gela il sangue anche al lettore, rendendo i drammi dei personaggi ancora più malinconici, poetici. Di Virgilio sa come raccontarceli, Pascutti sa come renderli vivi ai nostri occhi.
Accoppiata perfetta per questo volume che deve raccontare l’Italia da nord a sud. Napoletano il primo, udinese l’altro, mettono in scena molto delle loro terre, arricchendo poi il volume con vere, strazianti, lettere dal fronte, e con stralci di diari di guerra, oltre all’immancabile sintetica cronologia e l’interessante bibliografia, a cui la BeccoGiallo ci ha abituato.

Una vera Storia di nessuno, e nessun sottotitolo poteva essere migliore, perché la storia non ci racconta niente di nuovo, nulla che non sapessimo già, ma è il come si raccontano le storie che le rende più vicine a noi, più nostre e pertanto vere; e questa storia è ben raccontata, indubbiamente una delle migliori cronache finora pubblicate nelle collane BeccoGiallo.
Forse non senza pecche linguistico-dialettali, ma è un’inezia, un compromesso necessario per far fluire meglio la narrazione. E per le belle storie, come questa, ne vale la pena.


Nico Blunda
Torna in alto