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Fafhrd e il Gray Mouser

Fafhrd e il Gray MouserPassare per Lankhmar non è una buona idea.
Soprattutto se non siete pratici del luogo.
Le stesse sentinelle alle porte della città ve lo confermeranno. Solo un pazzo entrerebbe a Lankhmar, qualunque ora del giorno sia.
La nebbia ne abita ogni angolo, così come tagliagole, truffatori e straccioni. Qualche predicatore potrà dirvi che vi dimora un dio, o più d'uno, ma non è prudente creder loro. Se poi incontrate due uomini sospetti, uno dall'aspetto massiccio e granitico - forse nordico - l'altro più minuto e nervoso, allora non avvicinatevi e osservateli da lontano.
Forse progettano un furto ad un signorotto locale, o un'audace ricerca in qualche luogo angusto, o anche solo un salto alla taverna dell’Anguilla d’Argento, magari in buona compagnia, a prendersi in giro mentre l'alcool scorre a fiumi.

Torna in Italia l'adattamento degli splendidi racconti di Fritz Leiber prodotto nei primi anni '90 per dalla Epic, sottoetichetta della Marvel Comics. Le avventure di Fafhrd e il Gray Mouser, seppur apertamente in debito con il lavoro di Robert E. Howard, rappresentano una rottura dal classico immaginario dello sword & sorcery, dove l'eroe è epico e l'antagonista spesso sfugge all'umana comprensione. Conan è solo un uomo ma è destinato ad elevarsi sopra gli altri grazie ad astuzia, determinazione e forza. L'unico destino di Fafhrd e il Gray Mouser è invece quello che inspiegabilmente continua ad unirli. Due personaggi un po' bohemien, sempre pronti a rubarsi la scena l'uno con l'altro e costretti a sopportarsi a stento, salvo poi sentirsi smarriti se lontani.

È proprio questa la caratteristica che pare aver affascinato di più Howard Chaykin, che nell'adattare i sette racconti del volume ha concentrato l'attenzione sulle dinamiche della strana coppia. L'ambientazione fantasy è quindi solo un contorno, un piacevole svago per l'occhio e per la mente, dalla quale le vicende sono ben lungi dal dipendere. La città di Lankhmar pare esistere fuori dal tempo, miracolosamente svincolata da qualsiasi era e per questo plausibile in ognuna di esse. E così per i dialoghi, più vicini al noir che al fantasy.

Tra gli inconfondibili neri di Mike Mignola si cela di certo qualcosa di magico e terribile, anche quando sono solo l'ombra di uno straccione in un vicolo. Il suo tratto, meno sintetico di quello attuale, e non sempre impeccabile nello storytelling, ricama l'oscurità avvolgente della città rendendola una parte viva del racconto. La forza delle figure, mai ipertrofiche, è nelle forme e negli spigoli. L'imperscrutabile, tra i giochi di luce ed ombra.

Un volume importante per gli amanti della letteratura pulp fantasy, anche solo per colmare l’ingiusta lacuna, tutta italiana, sul lavoro di Fritz Leiber.
È però meglio che facciate attenzione. Una volta entrati a Lankhmar, difficilmente ve ne andrete.
Solo un pazzo o uno sciocco lascerebbe Lankhmar, chiedete in giro.


Davide "Curioso" Morando
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