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Zagor 510-511

Zagor 510-511: I Lupi del fiumeIl fiume non si stanca mai di lavorare.
E come un fiume, a volte placido, più spesso tumultuoso e pieno di sorprese, anche Zagor, superata la boa delle cinquecento uscite, porta avanti la sua oramai lunga carriera editoriale senza apparenti segni di stanchezza. Il suo 2008 si apre con una storia doppia appartenente al filone più tradizionalmente western delle avventure dello Spirito con la Scure. I bizzarri comprimari e i risvolti sovrannaturali lasciano quindi spazio all'avventura di frontiera.

Un trattato stabilisce le regole che permettono a una compagnia di boscaioli di sfruttare i territori confinanti con quelli di una tribù indiana. Ma qualcosa sembra non funzionare, gli attacchi sono all'ordine del giorno e la compagnia, oltre ad affidarsi ai Lupi del fiume, il gruppo di mercenari che dà il titolo al primo albo, invia Zagor allo scopo di risolvere la situazione.

Alle redini di questa storia troviamo Diego Cajelli, alla sua quarta prova zagoriana, sempre più padrone del personaggio e degli ambienti in cui si muove. Segni caratteristici del suo passaggio sono una grande cura nei dialoghi, un'attenta regia delle scene d'azione, e la caratterizzazione accurata di alcuni personaggi secondari come il comandante dei mercenari o il picchiatore di colore che al termine della storia si rivelerà la chiave per risolvere la situazione.
Ma dall'autore di Mambo Italiano e Milano Criminale è lecito aspettarsi qualcosa di più personale. Leggendo queste sue prime storie zagoriane (ma un discorso analogo lo si potrebbe fare anche per le sue prove su Dampyr) si ha l'impressione che Cajelli stia lavorando con il freno a mano ancora ben tirato, usando più la testa che lo stomaco e spostando su livelli di lettura superiori i suoi punti di riferimento.
Poco definito è il ruolo che l'autore milanese vuole dare a Zagor. Mauro Boselli, nel prendere come modello il romanzo vittoriano, lo aveva reso un personaggio dalle connotazioni quasi sovrannaturali; Moreno Burattini, nel percorrere la strada nolittiana, lo ha sempre mantenuto un personaggio più legato alla tradizione avventurosa. Diego Cajelli è ancora in bilico tra le due posizioni, ma potrebbe anche cercare una soluzione più personale. Poco incisivo Cico, il personaggio più complicato da gestire di tutto la testata, che appare troppo defilato e poco in linea con il suo ruolo di catalizzatore comico.

Dal punto di vista grafico, buono il lavoro di Paolo Bisi che, pur mantenendo un approccio classico, riesce a trovare una soluzione abbastanza personale senza seguire, come invece fanno altri suoi colleghi, il modello dettato da Gallieno Ferri.

E così il fiume di Zagor svolta di nuovo e continua la sua corsa. Il mare è ancora lontano…


Federico Castagnola
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