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Detective Conan 1-37

Detective Conan 1-37La curiosità uccise il gatto, dice il proverbio.
E lo sa bene Shinichi Kudo, brillante studente la cui curiosità, di solito tanto utile quando indaga nelle vesti di detective, lo porta ad assistere ad un traffico non proprio lecito. Scoperto da una coppia di misteriosi uomini in nero, il ragazzo viene tramortito e costretto ad ingerire un veleno sperimentale. Quello che i suoi aggressori non sanno è che il veleno, invece di ucciderlo, lo rimpicciolisce facendolo regredire alle sembianze di un bambino delle elementari. Ribattezzatosi Conan Edogawa, il ragazzo inizia un’indagine in incognito per cercare di avvicinarsi all’organizzazione degli uomini in nero e tornare alla sua forma originale…

Meitantei Conan è probabilmente una delle migliori produzioni giunte dal Sol Levante al momento in pubblicazione in Italia.
La storie sono intelligenti e ben costruite, con delle trame curate fin nei minimi dettagli, anche nei casi più “surreali” dove mai niente è lasciato al caso, ottenendo dei perfetti gialli che non sfigurerebbero a fianco di Agatha Christie o di Conan Doyle.

La natura episodica della serie porta l’autore ad inventarsene sempre una nuova per giustificare situazioni che rischierebbero di diventare ripetitive: ad esempio, Shinichi e la sua impossibilità di rivelare la sua vera identità per non fare correre rischi alle persone a lui care, portano ogni volta a degli stratagemmi diversi per permettergli di rivelare il colpevole senza tradirsi.

Alla struttura “il caso del giorno” si affianca poi una trama complessiva più ampia. Quasi tutti gli episodi si inseriscono nella più grande “indagine” che vede Shinichi alla ricerca dei suoi aggressori, inserendo elementi e dettagli che vengono a volte riprese nell’immediato, altre volte lasciate come sottotrame che si sviluppano nel tempo.
Ad esempio il personaggio di Sherry, ex-membro dell’organizzazione e ora anche lei bloccata nella forma di bambina, la cui apparizione è stata anticipata nei primi numeri, ma poi è avvenuta solo in una fase avanzata della serie.
Oppure il “grande piano” dell’organizzazione, di cui si sono presentati elementi nel corso dei vari casi, e che nelle ultime uscite sta giungendo a delinearsi in maniera più completa.
Con lo stesso stile del “grande disegno complessivo” vengono delineate anche le relazioni tra i personaggi. L’ottimo lavoro garantisce a tutti loro, anche quelli secondari, un dettagliato approfondimento e un completo percorso di crescita.
Allo stesso tempo i personaggi introdotti nei singoli casi vengono dotati di motivazioni e spinte che li rendono vividi e reali, andando “oltre” la semplice macchietta di assassino che uccide perché è cattivo.

I disegni, infine, sono la ciliegina sulla torta: perfetti per il tipo di storia che vogliono rappresentare, sono dettagliati e curati nelle ambientazioni, con lo scopo di mostrare tutti gli indizi necessari alla risoluzione, ed essenziali ma espressivi nei volti e nelle espressioni, perfetti nell’esprimere stati d’animo e tensioni interne dei personaggi.

La nota dolente su questa serie arriva con l’edizione italiana.
Già ai tempi delle prima edizione, non si poteva certo far i salti di gioia in merito, quindi era lecito aspettarsi qualcosa di più dalla Star Comics. La casa della stella, invece, ha fatto un lavoro che definire pessimo sarebbe un eufemismo: non c’è un volume senza almeno un refuso nei balloon, che sia di adattamento, di sillabazione delle parole o di traduzione.
Un vero delitto soprattutto nell’ottica di una serie che, per essere apprezzata appieno, deve essere letta attentamente.


Gianluca Reina
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