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28 giorni dopo - Le conseguenze

28 giorni dopo - Le conseguenzeIn un panorama qualitativamente altalenante come quello del cinema dell’orrore, “28 giorni dopo” e il suo crudelissimo sequel, “28 settimane dopo”, spiccano per la cura della regia, del montaggio e delle musiche. Il mondo del fumetto ha voluto rendere omaggio all’egregio lavoro di Danny Boyle e Juan Carlos Fresnadillo attraverso storie che colmano i vuoti temporali lasciati dalle due pellicole, riuscendo nel non facile compito di preservare una tensione analoga a quella proposta in sala. In 28 giorni dopo – Le conseguenze scopriamo infatti l’origine del virus, l’inizio del contagio e la reazione di alcuni sopravvissuti, fino ad arrivare alla quarantena.

Presentando antefatti e retroscena che si inseriscono a dovere tra gli interstizi del non detto, Steve Niles non si limita però a fare da “tappabuchi”. I quattro episodi, raccolti nel volume edito da Free Books, partono dagli aspetti più umani della vicenda. Il senso di colpa degli scienziati che hanno creato il virus, la disperazione e l’ira delle famiglie distrutte dal suo proliferare, lo spirito di sacrificio, il desiderio di vendetta: vengono portati a galla tutti gli stati d’animo tipici di una condizione di precarietà, in tutta la loro schiettezza e senza il minimo tentativo di mediazione.

Tra gli artisti intervenuti, Dennis Calero si eleva sugli altri grazie alle sue atmosfere e al buono storytelling. Per contro, Diego Olmos e Ken Branch sono autori di un risultato troppo statico, mentre Nat Jones si affida al suo tratto graffiato, dalle inclinazioni splatter anche quando non serve.


Simone Celli
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