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Il Vangelo del Coyote

Il Vangelo del CoyoteQual è il confine tra realtà e finzione? Fino a che punto una può influenzare l’altra?
E la perversione umana ha un limite?

Il Vangelo del Coyote è una delle prime tre graphic novel con cui Guanda inaugura la collana Guanda Graphic.
Si tratta si un’opera dai toni a tratti molto forti che, come accade nelle storie dal carattere più sperimentale, cambia le carte in tavola nella parte conclusiva spezzando quella fragile linea che separa il mondo immaginario da quello reale.
Il vangelo del Coyote ha un andamento binario (una storia disegnata da Giuseppe Camuncoli e l’altra da Michele Petrucci) come sembra suggerire la tavola d’apertura, con quel pavimento a scacchi bianchi e neri: colori opposti, separati ma contigui, proprio come le due storie che si intrecciano fino a congiungersi alla fine.
Da una parte abbiamo una coppia di giovani ragazze e dall’altra un professore di liceo. Questi personaggi hanno qualcosa in comune: un amore viscerale per il cinema e una mente malata che li spinge a commettere atti atroci. Skoda e Liù hanno trovato un nuovo passatempo nel torturare un bambino in un capannone isolato. Il professore, oltre alla morbosa attrazione per una delle sue alunne, ha il vizio di segregare nella sua cantina vittime che poi farà sparire piano piano… cibandosene.

Tuttavia, se all’inizio si ha l’impressione di trovarsi di fronte a uno dei tanti horror forse un po’ più elaborato, proseguendo la lettura ci si deve ricredere. Alla fine si è obbligati a tornare indietro per rileggere la storia alla luce della nuova chiave interpretativa fornitaci da Gianluca Morozzi. Ed è vero: non tutto è come sembra.
Gli autori, benché giovani, sono tutti esperti nel settore, ma non per questo Il Vangelo del Coyote perde fascino o incisività.
Cura del volume e grafica (oltre che prezzo) in stile Guanda: una garanzia.

Ci piace? Decisamente sì. Solo una domanda, visto il risultato di questa collaborazione: perché in Italia le graphic novel stentano a decollare? E dire che ci sarebbero tanti gioielli “made in Italy” da scoprire…


Matteo Mezzanotte
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