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L’Uomo Ragno 471

L’Uomo Ragno 471 (Panini Comics, spillato, 80 pagine a colori, € 2,80) testi e disegni di AA.VV.

L’Uomo Ragno 471Dopo che un killer assoldato da Kingpin ha sparato a zia May, ferendola gravemente, Peter Parker decide di andare a caccia dell'assassino e del suo mandante, desideroso di vendetta, rabbioso come non mai. Per questo rispolvera il suo vecchio costume nero, declamando che stavolta non si tratterrà.

Inutile nascondersi dietro ad un dito. Il ritorno del costume nero dell'Uomo Ragno non ha niente a che vedere con la rabbia di Peter Parker per il ferimento di zia May. Non è nemmeno per via del timore che incuterà sui criminali, né per via dello status di fuggitivo che assumerà con i New Avengers.

La sola ragione per cui la Marvel ha rispolverato il vecchio costume, adorato da alcuni vecchi fan, è stata la contemporaneità del terzo film dedicato all'arrampicamuri. Tutto il resto è solo una motivazione costruita ad arte dagli editor e da J. Michael Straczynski, una motivazione funzionale, se vogliamo, ma che scricchiola pesantemente sotto certi punti di vista. Rimane però una buona metafora dello status emotivo di Peter, arrabbiato e sconvolto per l'ennesima tragedia personale, di cui può, ancora una volta, sentirsi responsabile.

Inizia con quest'albo una serie di storie, sotto il marchio Back in Black, che avranno come solo comune denominatore un Peter con addosso il costume nero. Le tre collane ragnesche, come già si intuisce da questo numero, presenteranno un Peter che potrebbe apparire schizofrenico: rabbioso e feroce sull'Amazing Spider-Man di JMS, freddo e lucido sul Sensational Spider-Man di Roberto Aguirre-Sacasa, ilare e pacato sul Friendly Neighborhood Spider-Man di Peter David. È in situazioni come queste che capiamo la necessità che spingerà la Marvel ad accorpare le tre testate mensili in una singola a periodicità triplicata, costringendo i vari scrittori a collaborare e confrontarsi attivamente per evitare incongruenze del genere.

Al contrario di quanto affermato dalla Panini, difficilmente quest'albo può essere considerato uno starting point, iniziando esattamente dove l'albo precedente si concludeva. La sola attenuante concessa è che da quest'albo nascono nuove saghe, nessuna delle quali sotto il livello di sufficienza, anche grazie alle valide matite di Ron Garney e di un Angel Medina comunque sufficiente.



Riccardo Galardini
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