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100% Cult Comics: Kin

100% Cult Comics: Kin (Panini Comics, brossurato, 152 pagine a colori, € 12) testi e disegni di Gary Frank

Non è mai bello concludere la lettura di un fumetto pervasi da un fastidioso senso d’incompletezza. Solitamente, però, l’idea che la storia continuerà nelle uscite successive crea quell’attesa che in fondo fa parte del gioco, e che ne rappresenta forse l’aspetto più interessante. A volte, però, nascono storie che vengono uccise sul nascere, penalizzate da logiche di mercato o da scelte, editoriali o autoriali che siano, che lasciano decisamente più di una perplessità.

In 100% Cult Comics: Kin, Panini Comics raccoglie una miniserie in sei capitoli pubblicata negli States nel “lontano” 2000, alla quale avrebbe dovuto far seguito un altro progetto allo scopo di concludere il tutto. Promessa che la Top Cow, però, non ha mai mantenuto.

Gary Frank getta le basi per una storia di sicuro interesse, basata sull’ipotesi che l’uomo di Neanderthal non si sia affatto estinto, ma che abbia addirittura fondato una civiltà migliore della nostra e che si sia rifugiato in Alaska, nascondendosi agli occhi dell’homo sapiens. Quest’ultimo, però, non tarda ad avvistarne alcuni esemplari, e scatta così una serie di cospirazioni al fine di sfruttare la particolare tecnologia di cui gli uomini “primitivi” sembrano essere in possesso.

Frank è autore di disegni che rispettano uno stile ormai consolidato, consacrato da lavori come Midnight Nation e Supreme Power, nati dal connubio con lo sceneggiatore J.M. Straczynski. Il suo tratto, riconoscibile e gradevole, non riesce però a mascherare i segni di una castrazione narrativa. Il lettore viene lasciato in balìa di un gran numero di interrogativi irrisolti, che spaziano dalle origini dei personaggi alle loro reciproche relazioni, dal destino dei Maku al significato stesso del titolo del fumetto!

Ne esce un’opera incompiuta, una sorta di spy story a sfondo fantastico, lineare e ironica, con una trama dalle notevoli potenzialità. Un puzzle raffigurante una bella immagine, ma con troppi pezzi mancanti.



Simone Celli
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