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Dylan Dog Color Fest 1

Dylan Dog Color Fest 1 (Sergio Bonelli Editore, brossurato, 132 pagine a colori, € 4,80) testi Giovanni Gualdoni, Roberto Recchioni, Tito Faraci e Giovanni Di Gregorio, disegni di Bruno Brindisi, Massimo Carnevale, Davide Gianfelice e Giampiero Casertano, colori Studio Tenderini e Massimo Carnevale

Dylan Dog Color Fest 1Dylan Dog Color Fest 1 è arrivato puntuale, proprio quando c’era da aspettarselo, proprio quando i tempi si sono fatti maturi. Negli anni le tecniche di colorazione si sono vistosamente affinate, e la Bonelli, tra una politica delle miniserie sempre più avviata e l’introduzione dei romanzi a fumetti, sembra sempre più propensa a nuove sperimentazioni editoriali. Il risultato, come evidenziato nell'analisi sotto esposta, è una proposta particolarmente riuscita, anche grazie alla potenza narrativa di storie brevi che non sembrano quasi mai soffocare e ad una cover d’eccezione a opera di Gabriele Dell’Otto.


Alice in Wonderland - testi di Giovanni Gualdoni e disegni di Bruno Brindisi

Dylan in Wonderland vede protagonista il piccolo Dylan legato da una profonda amicizia con Alice, una bambina vivace ma afflitta da una grave malattia. La purezza di questa amicizia è tale che un distacco, soprattutto se permanente e traumatico, porta Dylan a rifugiarsi in un mondo fantastico, dove la realtà prende le sembianze di un Uomo Nero.

Wonderland è un posto meraviglioso quanto terribile perché si nutre dei nostri stati d’animo, delle nostre grandezze e delle nostre fobie, una raffigurazione per immagini di ciò che è astratto. Alice in questo mondo diventa l’altra parte di Dylan, la parte che incita alla gioia, alla fantasia, la parte sicura di sé, quella che non possiamo essere o che non siamo e che ci prende per mano per condurci lontano dagli orrori della vita. Ma, come ogni fantasia, anche Wonderland è costretta a fare i conti con la realtà prima o poi e, come un castello di sabbia si dissolve al vento, ecco che questo mondo fantastico svanisce e, aperti gli occhi, siamo costretti a rapportarci con la realtà.

Giovanni Gualdoni e Bruno Brindisi hanno l’ingrato compito di aprire questa nuova e attesissima testata Bonelli e lo fanno con una storia tenera, basata sull’idea, abbastanza abusata, dell’interazione dei sogni con la realtà, tuttavia sviluppata con disinvoltura dallo sceneggiatore abilmente supportato dalle matite di Brindisi (non certo aiutato da una colorazione che renda giustizia alle sue tavole), come sempre una garanzia per l’indagatore dell’incubo.

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Fuori Tempo Massimo - testi di Roberto Recchioni e disegni di Massimo Carnevale

Non ci sono più i maniaci di una volta. E' questo che sembra volerci dire Roberto Recchioni nella sua "prima volta" con Dylan Dog. In realtà una scappatella tra i due c'era già stata, su John Doe 28, quando un cacciatore di mostri di nome Dustin Dark si lasciava andare ad una maldestra decostruzione della figura del mostro.

Ed è proprio su tale figura, e sulla sua apparente perdita di significato, che è costruito questo piccolo gioiello della mitologia dylaniana. La mano dello sceneggiatore romano, molto ben visibile, ci regala un susseguirsi di citazioni da B-movie e da musica rock/metal anni '80, a metà tra l'horror ed il grottesco, che è anche un grande divertissement sulla continuity recchioniana.
L’amore per il personaggio, e per il lavoro di Tiziano Sclavi, sono chiari dal modo in cui ogni tic della serie viene utilizzato come un balocco agognato da lungo tempo.

Massimo Carnevale fa esplodere di luci ed ombre un mondo dove i mostri fanno paura per davvero, in trentadue pagine di puro godimento visivo che da sole valgono l'intera spesa dell'albo.

La storia più riuscita, rivoluzionaria ed al tempo stesso classica dell’albo. Dio solo sa come Recchioni sia riuscito a farla passare per buona ma ci auguriamo che sia solo la prima di molte.

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L'Accalappiasogni - testi di Tito Faraci e disegni di Davide Gianfelice

Quello tra sogno e realtà è un confine piuttosto labile. Lo sa bene Tito Faraci, che ne L’Accalappiasogni s’impadronisce di questo assioma per raccontare una storia aderente a quello che pare essere il filo conduttore del volume, vale a dire una certa nostalgia per i tempi andati.

Alla penna di uno dei più eclettici sceneggiatori italiani si affiancano le matite di Davide Gianfelice, sicuramente le meno generose a livello di dettagli, ma senza dubbio le più idonee a illustrare una vicenda che a tratti necessita di uno stile incline al cartoonesco.

In linea con gli altri sceneggiatori, Faraci sembra infatti voler ricreare la spensieratezza di un periodo in cui tutto era più facile, in cui la potenza immaginifica sovrastava il cinico raziocinio dell’età adulta. E’ anche per questo che le didascalie tentano di trasformare Dylan Dog in una sorta di fiabesco cavaliere che difende a spada tratta i sogni di chi ancora può permettersene il lusso. Ed è così che quel labile confine si assottiglia ancora di più, quando gli "amici immaginari" escono dai meandri della fantasia per trovare concretezza nella realtà.

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Il vampiro dei colori - testi di Giovanni Di Gregorio e disegni di Giampiero Casertano

Avvicinarsi ad una storia autoconclusiva di 32 pagine di Dylan Dog, per chi come me non è un fan agguerrito del genere, può destare qualche perplessità, soprattutto quando la storia in questione si intitola il Vampiro Dei Colori.
Le prime pagine poi confermano la perplessità iniziale descrivendo l’indagine di Dylan circa un vampiro che, invece di succhiare sangue, succhia i colori alla gente. Certo, la trovata è funzionale al formato dell’albo, però non può che lasciare interdetti.
E quando alla porta di Dylan si presenta una bella ragazza (guarda un po’!) anch’essa, passatemi il termine, colorvampirizzata, la perplessità si fa scontento.

Peccato non aver dato fiducia a Giovanni Di Gregorio. L’indagine di Dylan infatti continua ed il finale a sorpresa getta una luce nuova su tutta la vicenda. Certo, è un finale, passatemi anche questo termine, molto Dylandoghiano, però fornisce un senso ed un minimo spessore alla storia.

Lo stesso giudizio vale per i disegni di Giampiero Casertano: non ad un livello super come probabilmente ci si aspetterebbe ma comunque godibili.

In definitiva non un capolavoro ma una storia che si fa leggere con piacere.

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Sotto un titolo da brividi (nel vero senso della parola) si nasconde quindi una testata interessante sia per le proposte che per la pregevole confezione. Le quattro storie, tutte almeno al di sopra della media, ci dimostrano che Dylan Dog ha ancora molto da dare al fumetto italiano se messo in mano agli autori giusti. Un albo coraggioso e sperimentale molto più di quanto non sia il mensile, forse troppo fossilizzato sull'autoreferenzialità, dove sia l'horror splatter che quello più romantico trovano spazio amalgamandosi grazie alla scelta del colore. Un buon banco di prova per tante nuove voci nell'immaginario di Dylan Dog, sperando che questa ventata di freschezza arrivi anche sulla serie regolare.



Davide "Curioso" Morando
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