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Alias

Alias, in BuenavistaLab n°2 (Buena Vista, 66 pagine a colori, brossurato, € 6,90) testi di Pierluigi Cothran, disegni di Alberto Ponticelli

Qualche mese fa Rich Johnston ha rivelato che due anni orsono Rob Liefeld stava curando una serie di fumetti basata sul telefilm di successo Alias per i disegni di un ispiratissimo Andy Park. Il progetto, come tanti altri, fallì quasi sul nascere, e toccò alla Buenavista occuparsi della versione in comic book del serial Touchsone/Abc TV (società parte della Disney Company, come la Buenavista). Ed ecco che dopo la buona prova del primo volume della collana di graphic novel “BuenavistaLab” (L’Ultima Battaglia by Faraci & Brereton) ci troviamo davanti un prodotto scadente, una dimostrazione che spesso le logiche (e le tempistiche) industriali-commerciali male si accordano con la spontaneità artistica e creativa che è il vero sale di una graphic novel o romanzo grafico (Eisner insegna). Quando entrano in gioco queste logiche e questi termini, lo spazio dell’artista e la suddetta spontaneità creativa vengono ridotte e limitate dal sistema stesso.
Ed ecco quindi una trama scialba ed inconcludente scritta da uno sceneggiatore praticamente esordiente, Cotrhan, che seppure membro della crew del telefilm e quindi conoscitore dei personaggi, non pare a suo agio con la storia, che tiene vari punti di contatto col serial (con la quarta stagione in particolare) che potrebbero fare felici solo gli appassionati.
Ai disegni, un Alberto Ponticelli irriconoscibile. Alberto è un ottimo artista e una persona splendida, genuina come poche. È quindi con sommo dispiacere che facciamo notare quanto segue. Se la scelta di Ponticelli dal punto di vista del marketing potrebbe essere apparsa azzeccata ai capoccia Disney (un nome noto spendibile anche in USA), sul piano artistico si rivela un fallimento, specie quando, con scadenze già strettissime, l’autore di Starlight deve cimentarsi con una linea chiara e un segno molto nitido che non gli appartiene certamente e con figure femminili con cui pare a disagio. A peggiorare il colpo d’occhio, contribuiscono i colori di una emula di Tenderini realizzati con fretta e poca accuratezza.
Le intenzioni della graphic novel (e in generale di tutta la collana) sono molto buone: portare i fumetti ad un pubblico non abituale. Ed ecco il peplum di The Last Battle e il personaggio di successo da Alias. Ma se si offrono al lettore occasionale prodotti scadenti, lo si allontanerà e sarà ancora più difficile conquistarlo.
La confezione in compenso è sempre ottima, ma rispetto al volume precedente diminuiscono il numero di pagine ed il prezzo rimane invariato.
Speriamo che questa collana tanto promettente non prenda in futuro cantonate simili. Speriamolo per il bene del fumetto, altrimenti ci troveremo a rimpiangere Rob Liefeld.

Si ringrazia l'ufficio stampa Disney per la fornitura del materiale.


Marco Rizzo
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